Quante volte, negli ultimi anni, ci è capitato di vedere un tennista africano emergere nel panorama mondiale? Poche, forse nessuna. Sarebbe quasi pleonastico elencare i motivi per i quali questo continente non ha mai prodotto una fucina di talenti – né tantomeno promosso eventi ATP di prim’ordine – ma è ben più piacevole sapere che, in un territorio complicato come quello africano, il tennis potrebbe finalmente trovare una sua dimensione.
Sebbene il deplorevole episodio del Challenger di Brazzavile, in Congo, non sia stato affatto incoraggiante – a causa di una sparatoria avvenuta nelle immediate vicinanze dei campi da gioco – il blog spagnolo “Punto de Break”, ha portato un suo testimone in Ruanda, lo stato in cui si riversano le speranze per la rivoluzione tennistica africana. Il punto nevralgico è il Kigali Ecology Tennis Club, una struttura totalmente immersa nella natura, che ha dato vita a due eventi di livello Challenger nel Marzo 2025, entrambi conquistati dal francese Valentin Royer. Le condizioni particolari per l’altitudine della località nella quale si disputa il torneo – pari a circa 1.500 metri – hanno indotto alcuni tennisti a modificare anche la tensione della loro corda “abituale”, alzandola di qualche chilo, come ha confermato anche uno dei partecipanti del Challenger di Kigali, Oriol Roca Batalla: “Ognuno ha le proprie teorie. Siamo stati qui per 10 giorni, cercando di decifrare. Alla fine è impossibile sapere quale sia quella buona. Si arriva qui e un anno si gioca in altitudine e ci si sente molto bene e l’anno successivo si va con la stessa racchetta, lo stesso schema di corde e non ci si sente più bene. Credo che qui i nervi giochino un ruolo maggiore. Come si può vedere, quando si affrontano i big server ci sono pochi break“.
Il tennista spagnolo, attuale numero 252 del ranking ATP, è rimasto esterrefatto da alcune dinamiche del quale è stato testimone durante la sua permanenza in Ruanda, che eccetto la parentesi tennistica apparentemente in via di sviluppo, si infrange su delle difficili realtà della vita quotidiana: “Penso che Kigali sia fantastico. È ovvio che ci sono cose che ti sconvolgono. Per esempio, si vedono bambini che escono di casa alle 6 del mattino per andare a scuola alle 9, e devono camminare per tre ore. Questo ti colpisce. Vanno con le loro bottigliette d’acqua, e col sorriso. È impressionante come si prendano cura di tutto. Dovremmo riflettere su questo”. Dunque, questo incantevole luogo sperduto nella natura è finalmente sbarcato nel mondo dei Challenger, proprio come accaduto ai Caraibi – più precisamente a Cap Cana – poche settimane fa, rivitalizzando in ottica tennistica una terra trascurata per troppo tempo.
Punto de Break ha avuto l’opportunità di confrontarsi a tu per tu con la Ministra dello Sport del Ruanda, Nelly Mukazayire, che ha speso parole d’incoraggiamento per il radiante futuro del suo paese: “La visione dello sport di questo Paese è una visione globale. Vogliamo diventare un centro dello sport mondiale. Stiamo affrontando questo obiettivo attraverso tre pilastri. Il primo è lo sviluppo dello sport e per questo abbiamo identificato alcuni sport strategici che vogliamo far crescere negli anni. Il tennis è uno di questi. L’anno scorso abbiamo avuto un challenger 50, ora abbiamo due challenger, 75 e 100, e vogliamo avere sempre più tornei perché vogliamo che il tennis cresca. La nostra visione per il tennis, in particolare, è di sviluppare i talenti locali e le strutture. Abbiamo in mente di creare un Centro Nazionale di Tennis, dove creare un’accademia e invitare le persone a unirsi a noi e a svilupparla in modo che possa ospitare eventi internazionali. Perché vogliamo che il mondo conosca il Ruanda”.