Mentre alcuni impegnavano la domenica sudando in campo tra qualificazioni e primo turno del tabellone principale, altri erano impegnati in più tranquilli confronti, tavole rotonde con i giornalisti. Tra questi figurava Novak Djokovic, campione al Rolex Monte-Carlo Masters nei lontani 2013 e 2015, ma arrivato nel Principato con “molta fiducia e positività riguardo il mio gioco” dopo la finale di Miami.
Sempre con l’occhio malconcio per l’infezione iniziata il giorno della semifinale in Florida e dopo aver risposto alle domande di coloro che scrivono, Nole è passato di TV in TV. “Questo è un torneo particolare, c’è una vista assolutamente straordinaria” ha detto voltandosi verso il mare e la grande nave da crociera ormeggiata alle sue spalle. “Ci sono sempre tantissimi spettatori entusiasti, tantissimi italiani, sono situazione che aiutano le mie motivazioni… Ti fanno venire voglia di giocare, di lavorare, anche se per me il tennis è ancora oggi più passione e amore che lavoro”.
Facendo un implicito riferimento alla propria situazione… anagrafica, Djokovic ha aggiunto che “è un’altra sfida vincere… Dopo tutti questi anni ho ancora voglia di imparare e la sfida sulla terra battuta è ancora più intrigante. In Serbia si giocava praticamente solo sulla terra rossa, io ho imparato lì, però un po’ di tempo per adattarcisi, venendo dal cemento della Florida, ci vuole. Più ci gioco, però, e meglio giocherò”.
Qui è dove lo abbiamo visto diverse volte faticare (se non perdere) nei primi turni, alla ricerca di un timing che pareva introvabile, ma è anche dove “riuscii finalmente a battere Nadal sulla sua superficie prediletta e, anche se qualcuno magari ne dubita, fisicamente mi sento ancora molto bene”. E conclude: “Tanto è vero che ritengo di avere più chance di vincere un match sulla terra rossa in uno Slam, perchè si gioca tre set su cinque, piuttosto che nella distanza più corta di un torneo Masters 1000”.
M.S.