Era il 21 gennaio 2023 quando Jenson Brooksby, all’epoca 23enne da meno di tre mesi, perdeva in tre set contro Tommy Paul agli Australian Open dopo aver battuto Casper Ruud. Poi tra infortuni al polso e una squalifica da parte dell’ITIA per aver saltato tre controlli antidoping (poi ridotta) ce lo siamo ritrovati in campo solamente nel 2025, sempre agli Australian Open.
Eppure Brooksby non ha mai smesso di crederci, pubblicando su Instagram nell’ultimo periodo varie promesse di un ritorno imminente con video sul campo, nella speranza di tornare quello del 2021 quando era riuscito ad arrivare fino agli ottavi di finale degli US Open, mettendo il suo nome al 33esimo posto e facendo parlare di sé come una delle premesse del tennis americano.
È stata lunga e difficile, ma Jenson è abituato a fronteggiare situazioni complicate. Quella più importante riguarda la salute ovvero l’autismo: “Fino ai 4 anni non riuscivo a parlare, questa è stata sicuramente la conseguenza principale della mia malattia. Ho trascorso circa 40 ore a settimana con i terapisti per iniziare a parlare e dunque migliorare le mie relazioni con il mondo esterno e nelle situazioni sociali“
“L‘autismo ha sicuramente reso il giocare a tennis un pò più difficile rispetto ai miei colleghi e causato gesti molto plateali di insoddisfazione – spiega il tennista -. Dall’altro lato però, restando sempre all’interno del campo, l’autismo è anche una grande forza nei momenti di pressione durante un match permettendomi di concentrare la mia attenzione su due o tre dettagli specifici con notevoli risultati e per un lungo periodo di tempo”. Parole elogiate pubblicamente anche da Boris Becker.
Ora Brooskby è tornato e lo ha fatto in grande stile, vincendo un torneo tutt’altro che banale e scontato come l’ATP Houston. In pochi mesi ha ripreso dimestichezza sul campo da tennis, passando anche per i Challenger di Cleveland e San Diego oltre ai tornei di Dallas, Indian Wells e Miami. A Houston si è visto sicuramente il miglior Brooksby, capace di annullare cinque match point nel suo cammino e conquistare il titolo che ha giocato partendo dalle qualificazioni come wild card.
Un successo che proprio per questo motivo è ancora più incredibile dato che Brooksby era partito dalle qualificazioni. Grazie a questo successo, il classe 2000 ha guadagnato la bellezza di 335 posizioni in classifica, risalendo fino al 172esimo posto.
A proposito di vincitori di tornei ATP provenienti dalle qualificazioni, l’esempio più particolare ci riporta indietro nel 2024 al primo titolo vinto da Darderi nel Tour in carriera: l’italiano vinse partendo proprio dai turni preliminare l’ATP Cordoba sfidando Facundo Bagnis, anch’esso reduce da due turni di qualificazioni prima di arrivare in finale. Proprio ieri, Luciano ha portato a casa un altro trofeo ovvero l’ATP Marrakech.
Nello stesso anno anche Benjamin Bonzi e Denis Shapovalov riuscirono nell’impresa di sollevare la coppa partendo dalle qualificazioni rispettivamente a Metz e Belgrado. Ancora più particolare la storia di Juan Manuel Cerundolo che nel 2021 era riuscito non solo a vincere un titolo dalle qualificazioni, ma anche a farlo nel suo debutto in un evento ATP (non accadeva dal 2004 con Santiago Ventura) e diventando inoltre il quinto giocatore con il ranking più basso a vincere un torneo dal 1990. Era 335 al mondo, ironia della sorte lo stesso numero di posizioni che Brooksby ha scalato vincendo a Houston.