Si dirà che una rondine non fa primavera, ma questo exploit di Matteo Berrettini che batte a Montecarlo il n.2 del mondo mi conforta in quella sensazione che avevo avuto quando sul canale YouTube di Ubitennis mi ero sbilanciato nel dire che i suoi progressi che avevo notato, nel rovescio come nella risposta e soprattutto sotto il profilo atletico, nei cambi di direzione, sia nella partita vinta con de Minaur (n.11 del mondo quel giorno, ma top-10 per diverso tempo e anche oggi) sia con quella persa di misura con Taylor Fritz n.4, potevano riportare Matteo fra i primi 10 del mondo, anche se forse non al suo best ranking di n.6.
C’erano stati un’ottantina di commenti in calce a quel mio video-commento su YOUTUBE e gran parte di essi si erano dimostrati molto più pessimisti. Alcuni mi avevano dato dell’illuso.
Beh, oggi forse ce ne sarebbero di meno. Matteo oggi è n.34 ATP perché alla vigilia del torneo di Montecarlo ha perso 7 posti in quanto un anno fa aveva vinto il torneo di Marrakech cui non ha preso parte quest’anno. Ma in classifica virtuale è già risalito a n.31 e ora si dovrà vedere che cosa farà nei prossimi tornei sulla terra rossa – non solo qui a Montecarlo dove dovrà affrontare il vincente di Musetti-Lehecka – perché non ha punti da scartare, cambiali da pagare.
Ha vinto un bel match che soltanto lo sconfitto Zverev ha attribuito a una propria pessima prestazione.
“E’ stato decisivo che io abbia giocato un gran primo set e una volta che ho perso il servizio nel secondo ho giocato 10 livelli più bassi, la mia palla è diventata molto più lenta, ho smesso di colpire la palla. La stessa storia degli ultimi mesi. Nulla è cambiato. Sono io che, ancora una volta, ho perso il match”.
E poco dopo, mentre io mi permettevo di notare che il terzo set era stato migliore del secondo, da una parte e dall’altra, Sascha proprio non si è dichiarato d’accordo: “Io penso che è stato cattivo. Il mio livello è stato terribile, ma è solo una mia opinione…– per aggiungere poco dopo – Ho perso in tre set a Buenos Aires, in 3 a Rio, in 3 a Indian Wells, in 3 a Miami, e qui, non ne ho vinto uno. Sto cercando di capire che cosa mi sta succedendo, ma non riesco”.
Ora non si poteva pretendere che pochi minuti dopo questa ennesima delusione Sasha si presentasse in sala stampa con il sorriso sulla labbra e contento della propria prestazione…tuttavia Matteo, peraltro in un ben altro stato d’animo, si è dimostrato di diverso avviso: “Non è mai facile essere lucidi dopo una dura sconfitta…nel primo set giocava ad altissimo livello, molto aggressivo. Poi quando mi ha visto più aggressivo e più fiducioso nei miei colpi, ha perso un po’ di tempo, e il momentum è cambiato. Insomma non penso che il livello fosse brutto. Ha solo cambiato un po’ il suo modo di giocare, ma anche perché io avevo cambiato il mio. Nel tennis la mente…”.
Probabilmente la verità sta nel mezzo, ma torno… ab ovo. Se Berrettini batte de Minaur, perde di un soffio con Fritz, batte Zverev, in pratica tre top-ten, e non aveva più battuto un top5 sulla terra rossa dal 2019 quando superò proprio Zverev che era n.5 nonché il finalista uscente degli Internazionali d’Italia (ma campione nel 2017), beh ritenerlo in grado di rientrare tra i top-ten non mi sembra un pronostico troppo azzardato.
E’ dimagrito diversi chili, ha un preparatore atletico come Umberto Ferrara che sa decisamente il fatto suo, e così come certe sue piroette atletiche mi avevano fortemente impressionato nel corso del Sunshine Double americano, così ritengo che quello scambio pazzesco di 48 palleggi – e molti giocati con il rovescio slice – la dica davvero lunga sia sulla sua condizione atletica sia sulla sua determinazione e ritrovata forza mentale. Io credo onestamente che uno scambio di quel genere il “vecchio Matteo” prima della recente cura, non l’avrebbe mai vinto. Soprattutto sulla terra rossa dove non puoi cavartela sparando in un dritto martellata per aggiudicarsi più in fretta un punto. Per questo motivo sono sempre più fiducioso che mai sul fatto che Matteo sia sulla strada buona per un ritorno in grande stile sui livelli che gli appartennero.
Con tutti i limiti tecnici che Matteo si è portato appresso da quando era un junior nemmeno tanto vincente – in particolare il rovescio, ma anche la risposta – non c’è dubbio che se era riuscito a vincere 10 tornei e salire in classifica a n.6 del mondo, era perché mentalmente è sempre stato un tennista dal temperamento molto solido, capace di mettere a segno ace e prime vincenti nelle situazioni più delicate e di esaltarsi nel bel mezzo delle lotte più incandescenti.
Lui per primo ha spiegato con grande lucidità e razionalità ieri perché sia sempre stato così forte mentalmente (e quindi vincente): “Per il modo in cui giocavo fin da ragazzino, ho sempre giocato match molto serrati. Non mi strappavano spesso il servizio, ma allo stesso tempo anch’io non conquistavo troppi break. Così è accaduto che ho vinto tanti match 76 al terzo, come 75. Mi piace giocare in quei frangenti e nella mia carriera li ho affrontati con discreto successo”.
Quindi riferendosi a Zverev ha detto: “Se non hai fiducia capita che tu perda certi match. Ma con le sensazioni che ho in questo periodo, che sono momenti di piacere, la gioia della lotta, mi dicevo divertiti a viverli…e penso che ti aiuti a fare le cose giuste, a essere coraggioso nei momenti giusti. Avergli strappato il servizio (sul 5 pari…) subito dopo aver subito un break per lui non poteva essere una cosa piacevole da digerire, significava che io ero pronto a dar battaglia. E’ qualcosa che richiede lavoro ma anche cuore. Quindi ne sono davvero orgoglioso”.
Per carità, può benissimo essere che lui perda al prossimo turno contro Lechecka che non ha mai affrontato o contro Musetti con il quale ha un bilancio in parità – ci perse, con una caviglia malandata, a Napoli nel 2022 su un campo in malarnese, ci ha vinto un anno fa sull’erba di Stoccarda; Lorenzo non mi è piaciuto troppo contro il cinese Bu – perché appunto una rondine non fa primavera, però Matteo potrebbe approdare ai quarti dove probabilmente arriverà Stefanos Tsitsipas che il torneo di Montecarlo ha vinto tre volte. E ha certamente un gioco in grado di dare molto fastidio a Matteo…Avrò modo di riparlarne e spiegare perché, se quel duello dovesse avvenire.
Nella giornata di mercoledì il tricolore nel Principato verrà issato anche da Flavio Cobolli, che fresco di primo titolo sfiderà Arthur Fils. Il ventenne di Bondoufle è la grande speranza dei francesi di riportare un giocatore tra i primi 10. E gli ultimi risultati rinvigoriscono un’idea tutt’altro che barbina. Avrà il tifo dalla sua parte, ma troverà un Cobolli in stato di grazia, reduce da cinque vittorie consecutive e con la fame di uno scalpo importante in un torneo di prestigio. L’unico “precedente” (Next Gen Finals 2023, con 4 game per vincere un set) venne nettamente vinto da FIls. Le cose sono cambiate, la superficie è diversa. Flavio può sicuramente dire la sua nello scambio contro un giocatore che sa tirare forte ma spesso non sa quando alzare il piede dall’acceleratore.
Tornando a Matteo Berrettini, può festeggiare il primo grande colpaccio. Aveva vinto con un paio di n.3 sul “veloce” (Thiem – ma era un match di round robin con l’austriaco già qualificato per le semifinali delle ATP Finals di Londra – e Ruud), ma mai contro un numero 1 o 2. Ma nel computo dei suoi duelli con i top 5 aveva perso 19 volte e vinto soltanto 5. Proprio perché – secondo me – aveva limiti tecnici e fisici che oggi sono molto meno accentuati.
Per uno che tira forte come lui –“Lui è così esplosivo quanto Sinner è invece elastico” mi ha detto Umberto Ferrara in una “esclusiva” monegasca – la fiducia nei propri colpi è assolutamente fondamentale. Soltanto tirandoli senza paura Matteo the Hammer può far male ai suoi avversari. Inclusi i top-ten fra i quali è lecito sperare di poter rientrare. Mi auguro di assistere alla “bella” fra Berrettini e Musetti. Tutti e due sognano l’ingresso fra i top-ten. Non sarà una rivalità tipo Coppi e Bartali, Rivera e Mazzola, Brignone e Goggia, però divertente dai.
Oggi, dopo l’exploit contro Zverev, si sono ingrossate le fila di chi attribuisce più chances a Matteo, ma se si pensa che Lorenzo vanta tante vittorie in tornei importanti su Zverev (2 volte), Fritz (anche), Djokovic, Ruud, de Minaur, Alcaraz, anche i “musettiani” hanno ragione di puntare sul loro cavallino. Al momento Scanagatta, pilatescamente, si augura che top-ten diventino entrambi…con Sinner n.1 a vita!