Qualcosa di magico lega il Principato di Monaco ai colori azzurri. Nel cuore e nella mente dei tifosi tricolore, resta scolpito in modo indelebile il trionfo di Fabio Fognini nell’edizione 2019, quando in un soleggiato pomeriggio d’aprile, diede una lezione al Re indiscusso della terra rossa, Rafael Nadal, spianando il cammino verso una finale contro Dusan Lajovic, che gli consegnò poi il primo titolo “1000” della carriera. Sono passati 6 anni da quell’exploit che diede brio a un’Italtennis lontana un miglio da quella attuale, oggi padrona del mondo con due Coppe Davis consecutive ed una Billie Jean King Cup.
8 aprile 2025. Il Court Rainier III di Montecarlo torna a vestirsi d’azzurro – anche se in un secondo turno, questa volta – grazie all’impresa di un ritrovato Matteo Berrettini. L’atleta capitolino ha rimontato e sconfitto il numero uno del seeding, Sascha Zverev, in un incontro che ha esaltato la smagliante condizione psico-fisica di “The Hammer”, capace di mettere ko il tedesco dopo uno scambio protrattosi per ben 48 colpi. Sembrano ormai seppelliti i problemi fisici che hanno tormentato Matteo, tornato a singhiozzo nel circuito negli anni precedenti, senza però trovare quella continuità che gli ha permesso di raggiungere il sesto posto in classifica (best ranking) nel 2022. L’azzurro è rinato. Due metri di muscoli danzanti hanno neutralizzato i colpi del numero due del mondo – diciamolo, tutt’altro che nel periodo più proficuo della sua carriera da qualche mese a questa parte – scatenando la folla del centrale del Principato, che adesso desidera il derby con Lorenzo Musetti. “Mi sto godendo il combattimento. Questo è il mio modo di vivere il tennis adesso – ha dichiarato Berrettini dopo il successo con Zverev -. È gioia. La gioia della fatica, del punto lottato, del game sudato. Se riesco a godermela, allora gioco anche meglio“.
L’avvento di Umberto Ferrara nel team è stato un significativo plus per l’attuale numero 34 del mondo, martellante per quasi due ore e trenta nel match di secondo turno, nel quale ha giocato un numero spropositato di dritti, ricercando la palla in modo quasi ineccepibile e bucando sovente lo scudo del tedesco. Il successo ottenuto contro Zverev è – in termini di ranking – il più importante della sua carriera, e l’ultima vittoria contro un Top 5 in un “1000” risaliva a Shanghai 2019, quando sconfisse l’allora n.5 Dominic Thiem ai quarti di finale. Ritorna, come accennato poc’anzi, il parallelismo tra queste due annate – 2019 e 2025 – in cui Matteo si trovava a capo del nuovo movimento tennistico azzurro, guidando i connazionali più giovani di lui che poi lo avrebbero celermente raggiunto – e sorpassato – solo qualche anno più tardi.
Proprio nel 2019, un Berrettini in grande ascesa ottenne un wild card per gli Internazionali d’Italia, dove sconfisse al secondo turno, indovinate chi? Sasha Zverev. Il tedesco, in quel lasso di tempo godeva dello status del “predestinato”, e sembrava dovesse essere proprio lui a spodestare “la vecchia guardia”, dato che aveva tutte le carte in regola per farlo. Per l’azzurro, quella fu una stagione più che positiva: due titoli (Budapest e Stoccarda) e una finale sul rosso di Monaco di Baviera. Anche i successi contro i Top 10 fioccarono, e a finire sotto le grinfie di “The Hammer” furono Khachanov, Bautista Agut e Thiem, sconfitto anche alle Finals, dove Matteo si qualificò per la prima volta in carriera.
Dopo l’eccezionale 2019 – in cui il tennista capitolino raggiunse ben sei successi contro i primi dieci del mondo – Berrettini trovò due annate altrettanto straordinarie, nel 2021 e nel 2022, collezionando parecchi titoli sull’amatissima erba, e una finale, la più importante di sempre, a Wimbledon – ma senza mai sconfiggere un top ten, se non per l’occasione dell’ATP Cup, nella quale rincarò la dose con Thiem. Nel 2023, Casper Ruud e Hubert Hurkacz – rispettivamente numero 3 e 10 del ranking – pagarono dazio nei confronti del gigante azzurro, ma anche in quest’occasione, le due suddette vittorie si circoscrivono alla United Cup, la competizione a squadre, che come di consueto, inaugura ogni nuova stagione tennistica. Così, giungiamo finalmente al 2025, anno in cui il ventottenne Berrettini sembra aver assemblato le componenti e raggiunto un livello di maturità tale da potergli riconsegnare l’agognata top ten. L’avvio di stagione sul cemento non ha portato titoli, ma ha reso noto a tutti il cambiamento e – soprattutto – i progressi dell’azzurro, che non a caso, una volta giunto nella sua superficie prediletta, tra le vie del Principato di Monaco, ha messo in bacheca la più importante vittoria della carriera.
Il numero “7”, affiancato al leggendario nome di Nole Djokovic, ha forse “alleggerito” il peso specifico del fantastico successo siglato da Matteo in quel di Doha, dove il serbo ha subito per 94 minuti il tennis stellare dell’azzurro. Nessun bluff, né tantomeno una mera illusione. The Hammer ha rimesso insieme i pezzi, e con un dritto così violento e un’ormai acquisita maestria nello slice, sul rouge del Rolex Monte-Carlo Masters tremano i primi della classe, e qualcuno, già, alza bandiera bianca. L’avventura di Matteo è solo giunta alla seconda manche, e le tornate per un ipotetico titolo sono ancora tante. Dinanzi a sé un probabile derby con l’amico Musetti, oppure, col possente – e austero – Jiri Lehecka.