Un incontro che genera rumore, anche tra i numeri. Quello tra Novak Djokovic e Alejandro Tabilo al secondo turno del Rolex Monte-Carlo Masters. Il 37enne serbo ha perso in due set mostrando una versione di sé stesso piuttosto scadente, poco combattiva e per niente centrata. Insomma, tutto il contrario di quello a cui ci ha abituati per la stragrande maggioranza della sua carriera. Una carriera densa di record, strappati grazie all’ardore per la conquista della storia di questo sport. La maggior parte dei primati del tennis hanno inciso a fianco il suo nome. Ciononostante, il giocatore di Belgrado continua imperterrito contro tutto e tutti, bramando il centesimo titolo che anche questa volta gli è stato tolto da sotto il naso almeno fino al prossimo torneo in programma, Madrid.
Ventiquattro Slam, quaranta Masters 1000, sette titoli alle ATP Finals e 428 settimane in vetta al ranking. Questo ma anche molto altro racconta la storia di Nole, che pure quest’anno si è fatto sfuggire il terzo sigillo a Monte Carlo, unico evento 1000 mai intascato tre volte. Giusto per citare l’ennesimo tra i suoi spaventosi record, nessun altro giocatore ha vinto tutti i tornei di questa categoria.
Eppure Djokovic si è fatto beffare ancora una volta da Tabilo, sfidato per la seconda volta in carriera – il primo testa a testa risale a Roma 2024 con il successo del cileno sempre in due agili set – con tanto di seconda sconfitta. Se non guardiamo alla rivalità con Rafael Nadal, con cui ha terminato in vantaggio 31-29 nei testa a testa, il recente finalista di Miami si è sempre comportato benissimo contro i giocatori mancini.
Prima della resa contro Tabilo al Foro Italico, Novak aveva un bilancio ancora più straordinario ai danni dei tennisti che giocano con la mano sinistra. Se si escludono le partite in cui era opposto a Rafa, Djokovic aveva all’attivo 107 affermazioni e solo 11 sconfitte. Una percentuale di vittorie, quindi, del 90,6%, di parecchio superiore a quella dei match vinti in carriera sia contro i mancini che contro i destrorsi, al momento all’83,3%.
Poi è arrivato Tabilo. Dal 2011, anno della definitiva esplosione dell’asso di Belgrado, Djokovic è uscito sconfitto da tre soli altri tennisti mancini che non si chiamassero Rafael Nadal: Feliciano Lopez, Martin Klizan e Jiri Vesely (due volte).
Si aggiunge Alejandro Tabilo. Quest’ultimo è poi anche il nono giocatore a partire in vantaggio 2-0 negli scontri diretti con Novak. Gli altri sono Rafael Nadal, Roger Federer, Fernando Verdasco, Olivier Rochus, Nick Kyrgios, Jiri Vesely, Marat Safin e Guillermo Coria.
Inoltre, insieme a Tabilo, solo il ceco e l’attuale allenatore di Andrey Rublev hanno un bilancio immacolato contro l’attuale numero 5 ATP avendo disputato almeno due scontri. E sulla terra, solo il campione di 14 Roland Garros possiede un saldo migliore (20-9).
Se da una parte ‘Nole’ dovrà farsi qualche domanda se non sul prosieguo della carriera almeno sui prossimi appuntamenti sul mattone tritato, dall’altra il 27enne nato a Toronto spera che questa possa essere la scintilla giusta per appiccare di nuovo, dopo svariati mesi, il fuoco del suo tennis. Un fuoco che meno di un anno fa lo aveva portato in semifinale a Roma e a inizio luglio al best ranking di numero 19. Un fuoco che negli ultimi tempi sembrava smarrito, dato che da inizio stagione il cileno si era portato a casa due soli match su nove incontri disputati. Otto sconfitte consecutive sulla terra battuta, per uno come lui, erano e sono troppe.
Ecco però che arriva il confronto diretto con Djokovic e l’energia torna a mille (negli altri 8 match disputati contro top 10, per il 32esimo tennista al mondo, 8 sconfitte). Ma come uno squalo, Tabilo anche questa volta ha fiutato il sangue e la vulnerabilità di Novak, la preda più grossa di tutte, e l’ha addentata senza farsi scrupoli. Prossimo pesce da cercare di divorare nel mare della Costa Azzurra, Grigor Dimitrov. Un altro con esperienza da vendere. Vedremo se il bulgaro riuscirà a sfuggirgli.