Che grande, grandissimo peccato. Lorenzo Musetti aveva giocato in finale contro Alcaraz, vincendolo 6-3, il suo miglior set di tutti i 15 giocato fino a quel momento. Fantastico.
Aveva dimostrato, assieme all’universalmente riconosciuto talento, una qualità di tennis e una intelligenza tattica da grandissimo. Da vero top-ten quale diventerà quasi certamente fra una settimana se Casper Ruud che è n.10 ATP e gli sta davanti di soli 15 punti non rivincerà il torneo di Barcellona del quale è detentore.
In quel primo set, giocato magistralmente nonostante il break subito nel primo game e a conferma delle sue capacità di reagire a punteggi che scoraggerebbero altre tempre, Lorenzo era riuscito a confondere terribilmente le idee a un Alcaraz ancora incredibilmente naif, quasi uno junior nel suo modo di interpretare una partita importante come quella che alla fine avrebbe vinto approfittando dell’infortunio che ha decisamente handicappato Lorenzo impedendogli di difendere le sue chance a partire dal secondo set.
Per noi italiani Alcaraz-Musetti, dopo le grandi rimonte di Lorenzo con due top-ten (Tsitsipas e de Minaur) e altri due ottimi giocatori (Lehecka e Bu) era decisamente la miglior finale possibile – in assenza di Jannik Sinner che riprenderà finalmente a giocare questo lunedì in campi e sparring partner autorizzati – e quel fantastico primo set stava lì a dimostrarlo.
Come ci aveva preannunciato ieri nell’audio registrato dal sottoscritto Simone Tartarini aveva studiato bene il daffarsi: “Mai far giocare Carlos all’altezza dei fianchi, ma giocargli invece palle liftate e alte assai più difficili da spingere senza incorrere in errori”. Il piano strategico, applicato con grande attenzione, aveva funzionato alla perfezione. Alcaraz cercava secondo abitudine di tenere l’iniziativa a tutti i costi…e i costi erano pesanti, perché nell’ansia di chiudere subito il punto sbagliava tanto, soprattutto tantissimi dritti.
Ivan Ljubicic, che incrociavo a fine set per pochi minuti, non aveva dubbi: “Musetti sta facendo tutto giusto, mentre Alcaraz fa e disfa senza alcuna disciplina. Se i colpi gli stanno dentro è ingiocabile, ma non può pretendere di sfondare sempre, colpo dopo colpo, punto dopo punto.
Quel che sbaglia sono soprattutto le scelte che fa, a prescindere dalla sua poszione in campo e di quella di Musetti. Invece Musetti sa esattamente quel che deve fare e lo fa benissimo, senza strafare, senza pretendere di entusiasmare, ma giocando con la giusta dose di umiltà. È davvero maturato tantissimo…”.
Tutto super condivisibile, naturalmente, quanto detto dell’ex coach di Roger Federer. A Ivan non gli si insegna nulla.
Purtroppo, però tutto quanto di bello, di magnifico anzi, si era visto in quel primo set è stato vanificato da quel problema fisico che, a quanto ha poi rivelato ancora Simone Tartarini nell’altro audio registrato oggi, si era manifestato già in mattinata al risveglio. Non uno stiramento né una contrattura, ma un affaticamento muscolare al quadricipite che creava allarme. Un allarme purtroppo giustificato da quanto si sarebbe purtroppo verificato qualche ora più tardi.
Attenzione: non sto dicendo che Lorenzo avrebbe vinto la partita e conquistato già oggi il settimo posto nelle classifiche ATP. Che Carlos Alcaraz avrebbe trovato il modo di reagire era quasi scontato. E che Lorenzo avrebbe probabilmente patito il suo ritorno nei primi game del secondo set era abbastanza prevedibile. Difatti Carlos ha smesso di voler spaccare il mondo…e la palla in quattro, ha giocato con un pizzico di prudenza e pazienza in più, ha aspettato più saggiamente il momento per far partire i suoi colpi esplosivi e, sbagliando meno, ha fatto muovere di più e meglio l’italiano che di muoversi non poteva- via via – quasi più permettersi.
Quel che era meno prevedibile, visto l’inizio del match, è come sarebbe finito se i due avessero potuto giocare ad armi pari fino in fondo. Non sto sostenendo che Musetti oggi come oggi sia già allo stesso livello di Alcaraz, non fraintendetemi. Il punto è che l’attuale Alcaraz non è ancora al livello dell’Alcaraz che abbiamo visto trionfare in quattro Slam. E’ quindi più battibile di quanto non sia stato in passato. Sono certo che, riacquistando fiducia, quella fiducia che si accompagna alle vittorie, tornerà quello che conoscevamo. E allora per gli avversari, non solo per Musetti, ma per tutti, compreso Jannik Sinner, saranno altri cavoli.
Però questo torneo, quelle quattro vittorie in rimonta e quel set d’abbrivio nella finale più attesa, la dicono lunga sulle doti tecniche e di carattere di Lorenzo Musetti. Come accennato nel mio precedente editoriale e qua sopra parlando di Ruud a Barcellona l’obiettivo di un posto tra i top-ten sta già per essere centrato. Semmai il problema non è tanto l’arrivarci quando il rimanerci. Anni fa, quando si giocavano molti più mesi e più tornei sulla terra battuta, Musetti avrebbe avuto buon gioco a rimanerci a lungo. La terra rossa è di certo la sua superficie prediletta. Lì sul mattone tritato ha il tempo per effettuare i suoi colpi dall’ampia apertura, il tempo per recuperare palle anche difficilissime perché pochi tennisti si muovono con la sua stessa agilità, il tempo per variare i suoi tagli mai uguali, liftati e topponi, tagli invece sotto la palla, drop-shot mortiferi e anche i suoi servizi in kick che ti fanno giocare palle da sopra la spalla sono straordinariamente efficaci.
Matteo Berrettini ha più chance di dimostrare le sue superiori attitudini da “erbivoro”, di quante Musetti le abbia nei confronti dei “terraioli”, perché gli erbivori d.o.c. sono molto meno numerosi dei “terraioli”. Gli “erbivori” in grado di vincere un Queen’s – e figurarsi un Wimbledon – si contano sulle dita di una mano…e mezza. I “terraioli” invece sono tantissimi. Non solo quelli che sui campi rossi ci sono nati e cresciuti, ma anche quelli che sono forti sul cemento, oggi che la terra battuta non è più la…palude di una volta, ma è spesso veloce quasi quanto un campo in cemento. Berrettini ha sì e no un mese per costruirsi una classifica top grazie ai risultati sull’erba, Musetti ne avrebbe un paio sulla terra (a seconda di dove e quando andasse a cercarseli), però Berrettini finora ha dimostrato di essere più completo e di difendersi meglio anche sul cemento, outdoor e indoor, rispetto a Musetti. Vedremo nel prosieguo di quest’anno. Intanto Montecarlo ha detto che il tennis italiano ha almeno un altro giocatore di grandissimo spessore. Ed è un verdetto importante, perché non tutti confidavano sulle prospettive di Musetti.
Musetti ha dimostrato intelligenza e personalità anche nell’accettare la sconfitta senza – stavolta…- dar retta al suo angolo dal quale gli suggerivano di ritirarsi già a meta secondo set. Perché temevano si infortunasse in modo più pesante, compromettendo il resto della stagione. Intanto non andrà a Barcellona…Ma Lorenzo ricordava le critiche di cui era stato oggetto al Roland Garros quando, dopo aver vinto i primi due set contro Djokovic, avendo finito sia la condizione nervosa (dopo un prolungato pipì-break di Novak) sia la benzina fra terzo e quarto set, si era ritirato sul 4-0 al quinto. Gli fu rimproverato scarso fairplay nei confronti di chi lo stava battendo, sia poco rispetto nei confronti del pubblico pagante.
Così ieri, mentre era impegnato nella più importante finale della sua carriera – perché le vittorie di Amburgo su Alcaraz e di Napoli su Berrettini non reggevano il paragone con la sua prima finale in un Masters 1000 di questo prestigio – si è ricordato di tutto quanto ed è rimasto in campo fino in fondo anche se non poteva più difendersi.
Dopo di che, anche nelle dichiarazioni di rito post-partita Lorenzo ha più volte sottolineato con estremo fairplay le qualità e i meriti di Alcaraz (“Ha meritato di vincere”) senza attribuire la vittoria dello spagnolo, risalito intanto al secondo posto del ranking ATP scavalcando Zverev, al suo infortunio. Non ha accampato né scuse né alibi, insomma, anche se avrebbe potuto farlo. Anche questa è una prova di maturità. Il giorno in cui sarà riuscito a controllarsi meglio nelle espressioni anche blasfeme, bestemmie eccetera, il salto di qualità sarà degno di…Tamberi. Forse per ottenere questo ultimo importante risultato bisognerà attendere che suo figlio Ludovico sia in grado di capire. E allora la saggia Veronica, oltre a batterlo a burraco, si impegnerà anche per ottenere questo altro risultato che significherebbe anche maggior capacità di autocontrollo. E l’autocontrollo – è risaputo – favorisce migliori risultati.
Ho parlato molto di Musetti perché lui è stata la piacevole sorpresa di questo torneo e poco invece di Alcaraz perché lo spagnolo che ha colto il suo primo trofeo di Montecarlo _ “Spero di ottenerne un altro…ma raggiungere gli 11 di Nadal qui, come i 14 di Rafa al Roland Garros, è impossibile!” – è tuttavia un campione che di tornei ne ha già vinti 18 (e non solo due come Lorenzo), fra cui 4 Slam e 6 Masters 1000 e quindi non si può parlare di lui come di una rivelazione.
Carlitos doveva essere considerato, in quanto campione in carica del Roland Garros, il favorito n.1 del torneo – anche se Zverev gli era davanti in classifica e nell’ordine delle teste di serie – e infatti alla fine lo ha vinto. Non si può certo parlare di sorpresa nel suo caso. Mentre la prima finale in un 1000 ATP raggiunta da Musetti sorpresa lo è stata – aveva perso 5 volte su 5 con Tsitsipas, ricordate? – a prescindere dal fatto che i suoi exploit sono anche quasi tutti avvenuti in rimonta e alla fine di partite davvero emozionanti.
L’Italia del tennis non ha solo Sinner ai vertici del tennis mondiale, ma ha almeno Musetti – e secondo me anche Berrettini – fra i migliori giocatori del tennis mondiale. Con un altro paio di giocatori fra i primi 50 del mondo. Per le finali ATP di Torino potremmo ritrovarci con più di un solo giocatore fra i magnifici 8 del 2025. E quanto alla Coppa Davis, che avremo il grande vantaggio di giocare in casa per diversi anni fra Bologna e altrove, beh con i giocatori che abbiamo adesso, sognare di vincerne una dopo l’altra può sembrare affermazione da presuntuosi, ma io direi che lo è solo fino a un certo punto.
A tutti saluti da Montecarlo. Spero che abbiate apprezzato la nostra copertura, su Ubitennis, sul canale YouTube di Ubitennis (cui se siete iscritti vi arrivano in tempo reale i vari video in uscita), su Instagram e – grazie allo sforzo collettivo di tutta la redazione – un po’ ovunque. Vi rinnovo l’invito ad iscrivervi al nostro Ubicontest, che è il nostro Fantatennis, e che è facilissimo giocare (non prende più di 30 secondi se scaricate l’App sull’Apple Store e su Google Play Store), perché distribuirà una cinquantina di premi, in buona parte biglietti per le finali ATP, per Montecarlo e per gli Internazionali d’Italia. I premi vengono assegnati in parte a chi vince vari tipi di classifiche, di tappa, di periodo, e in parte per sorteggio fra chi gioca un numero minimo di volte. Qui il regolamento per capire come tutto funziona. Tutti quelli che lo hanno provato lo hanno definito divertente.