Una serie di magnifiche imprese, di appassionanti rimonte da cardiopalma, e ora Lorenzo Musetti è in finale a Montecarlo, atteso alla prova del fuoco, Carlos Alcaraz, che nessuno può pretendere che lui superi. Lo spagnolo ha vinto 4 Slam e 5 Masters 1000 ed è n.3 del mondo… anche se tutti lo considerano il più serio e agguerrito rivale di Jannik Sinner. Lorenzo giocherà la sua prima finale in un Mille… c’è una bella differenza in termini di esperienza a certi livelli.
Ma ora come la metteranno tutti coloro che consideravano Lorenzo Musetti sì un gran bel giocatore da guardare, soprattutto per l’eleganza del suo rovescio a una mano, ma anche un tennista di scarsa caratura tecnica e, in fondo in fondo, di modesto futuro? Quanti ritenevano che l’aver raggiunto un posto tra i top20 fosse già fin troppo per il tennista di Carrara?
Quelli che da anni criticavano la sua posizione arretrata in campo e, in tempi neppure troppo lontani, avevano messo in discussione il suo temperamento. Dimenticando che… aveva solo 20/21 anni. E che, oltre a un gran braccio, ha un fisico atletico naturale che gli consente di effettuare recuperi impossibili per la stragrande maggioranza dei tennisti.
Oggi, dopo la quarta vittoria in rimonta su cinque incontri all’ultimo respiro a Montecarlo, e tre dalle quattro dopo aver perso 6-1 il primo set (Lehecka, Tsitsipas e de Minaur), ecco tutti pronti a salire sul carro del vincitore, a lodare le sue virtù guerriere, la sua tempra da gladiatore. Ad azzardare voli pindarici. A dire: “Io l’avevo detto!”. Troppo facile adesso…perché il suo percorso per centrare la prima finale di un Masters 1000 – come raggiunse Fognini qui a 33 anni… o Barazzutti a 25 – è stato davvero notevole, contro giocatori di grande livello, cioè due top 10 come Tsitsipas e de Minaur, un giocatore come Berrettini fresco reduce dall’aver battuto un campione come Zverev n. 2 del mondo, un Lehecka che ha appesi alla sua cintura scalpi importanti, il cinese Bu prossimo a diventare top 50.
Insomma, una vittoria in rimonta può considerarsi anche casuale, una seconda può ritenersi magari fortunata o imputabile a una cattiva prestazione dell’avversario, ma quando le vittorie sono quattro e ottenute tutte con un finale convincente, be’ vanno riconosciuti i meriti di chi le ha ottenute. Anche perchè non stiamo parlando di un Carneade: questo ragazzo che oggi è n. 11 virtuale del mondo, e che potrebbe addirittura salire a n. 7 se riuscisse a battere anche Alcaraz come gli riuscì nell’unica finale giocata contro lo spagnolo, ad Amburgo 3 anni fa, è un tipo che meno di un anno fa ha conquistato una semifinale a Wimbledon e una medaglia di bronzo alle Olimpiadi dove per conquistarla non basta arrivare in semifinale… ma si deve vincere anche la finale per il terzo posto. Quando Lorenzo dichiarava che il suo obiettivo era entrare tra i primi 10 tennisti del mondo, poco ci mancava che aleggiassero sorrisini di commiserazione, come si fanno quando ci si trova di fronte a degli illusi, a dei presuntuosi. E attenzione: se anche non dovesse battere Alcaraz, l’obiettivo dell’ingresso fra i top 10 Musetti lo potrebbe centrare tra una settimana visto che oggi è soltanto 15 punti indietro a Ruud, n. 10 ATP, e il norvegese giocherà da detentore del titolo a Barcellona, quindi con una cambiale ben più pesante di 15 punti da difendere.
Vi ricordo, poi e come se non bastasse, che quando si parla di Musetti si tratta di un ragazzo di poco più di 23 anni, che dimostra straordinaria personalità e carattere nel rifiutarsi di perdere e arrendersi. Non credete che gli applausi dovrebbero essere ancora più convinti, unanimi e scroscianti? Ed è sacrosanto che il tennis italiano con i suoi ripetuti exploit celebri con grande soddisfazione uno straordinario momento che va avanti perfino quando Jannik Sinner, il nostro n. 1 nonché il n. 1 del mondo, neppure c’è a difendere i nostri colori.
Un momento che domenica scorsa ha visto altri due giovani ragazzi italiani, Luciano Darderi e Flavio Cobolli, imporsi in altrettanti tornei, a Marrakech e a Bucarest, e che oggi attende Lorenzo Musetti alla prova più dura contro il più serio rivale di Jannik Sinner, Carlitos Alcaraz, senza considerare l’eventuale exploit una mission impossible.
Eppure sono quasi certo che se questa domenica che potrebbe essere ostacolata dal maltempo – e per questo la finale è stata anticipata a mezzogiorno – Musetti accusasse la stanchezza per queste cinque battaglie iperstressanti, fisicamente e ancor più mentalmente, e dovesse malauguratamente perdere in modo netto, be’ i soliti criticoni impazienti salterebbero fuori per dire: “Hai visto che differenza c’è fra un campione di 4 Slam come Alcaraz e Musetti?”.
Quasi tutti i tennisti hanno raggiunto il meglio del loro ranking e della carriera sui 26-27-28 anni. Diamo a Musetti il tempo di crescere e migliorare ancora. Non tutti si chiamano Alcaraz o Sinner, ma anche Nadal e Federer, che ci arrivano prima. Loro sono fenomeni straordinari. Il percorso di Musetti è stato ugualmente impressionante – a parer mio – se oggi lo ritroviamo a ridosso dei top 10. Il bravo e coraggioso de Minaur c’è arrivato soltanto in tempi recenti. Musetti sarebbe il sesto italiano a conquistare un posto tra i top 10, dopo Panatta, Barazzutti, Berrettini, Sinner e Fognini.
Anni fa si diceva che Sinner non aveva la varietà di un Alcaraz e che aveva un servizio troppo debole a confronto con i primi del mondo. Tempo due anni e Sinner ha messo su un servizio che oggi viene considerato fra i migliori del mondo. Lorenzo Musetti, con il suo fedelissimo team, ha l’intelligenza tattica per mettere a frutto tutto quel che prepara a livello strategico, ha una voglia non comune di lavorare per migliorarsi e in più il talento naturale per riuscire a trasformare i suoi punti deboli, a cominciare proprio dal servizio – già miglioratissimo da quando ha cambiato il movimento – che deve trasformare in un’arma che potrà procurargli quei punti che oggi ancora non gli dà che troppo saltuariamente. Proprio come capitava a Sinner fino a poco prima della sua esplosione nella seconda metà del 2023.