A Monte Carlo non è arrivato il trofeo, ma forse qualcosa di ancora più prezioso: la consapevolezza di potersela giocare con chiunque, soprattutto sulla terra. Lorenzo Musetti ha lasciato il centrale del Country Club nel modo forse più amaro non essendo riuscito a provarci fino in fondo, costretto ad abbandonare i sogni di gloria, per un infortunio che ne ha condizionato la prestazione; non è stato un ritiro, ma un ko tecnico sì.
“Non so ancora con precisione cosa sia successo fisicamente, ma a un certo punto non riuscivo più a spingere; domani farò degli esami per capire di più. È stato difficile accettarlo, soprattutto dopo un primo set dove avevo espresso il miglior tennis della mia settimana”, ha raccontato il 23enne di Carrara dopo il match. “Il rammarico è grande, ma è il prezzo da pagare per una settimana intensa a livello emotivo e fisico”.
Fino alla finale, Musetti aveva mostrato un livello di gioco brillante, battendo avversari solidi e restituendo l’immagine di un giocatore finalmente continuo, solido, determinato. Un cambiamento che non arriva per caso. “Negli ultimi dodici mesi ho lavorato molto su me stesso. Ho smesso di sottovalutarmi. Oggi so che posso ambire a qualcosa di grande, anche nei tornei che contano”.
La top 10 resta un traguardo ambizioso, ma tutt’altro che irrealistico: “Non ci sono ancora arrivato, ma continuo a vederla come l’obiettivo numero uno di questa stagione”, ha sottolineato. “Monte Carlo mi ha dato fiducia, è un luogo dove mi sento a casa e dove mi alleno spesso. Giocare bene qui mi ha dato una spinta ulteriore”.
Lorenzo non ha mancato di rendere merito a Carlos Alcaraz, autore di un torneo impeccabile e apparso in grande condizione proprio nel momento clou. “Carlos è speciale, anche se è più giovane di me, ha già qualcosa di leggendario nel modo in cui si muove e si impone in campo. La sua presenza si sente, eccome. E oggi ha meritato di vincere”.
La sconfitta, seppur dolorosa, non cancella i segnali positivi. Musetti ha convinto per intensità, aggressività, tenuta mentale. E soprattutto per la gestione dei momenti chiave: “Fino alla finale ho tenuto bene fisicamente, vincendo match anche duri. Contro Lehecka e De Minaur ho dimostrato solidità. Peccato non essere riuscito a chiudere questa settimana nel modo che speravo”.
L’aspetto mentale, nel suo tennis, ha un peso enorme. E il legame con coach Simone Tartarini resta un pilastro fondamentale. “Per me è essenziale avere un dialogo continuo con Simone. Può sembrare eccessivo da fuori, ma quando ci capiamo, come è successo questa settimana, riesco ad esprimere il mio miglior tennis”.
Nessun dramma, quindi. Solo la consapevolezza che per competere con i migliori serve continuità, fisica e mentale. “Oggi mi sono svegliato già con qualche acciacco, non stavo bene. Mi ha stupito riuscire a partire forte, ma sapevo che sarebbe servito ancora di più nel secondo set. E lì purtroppo non ce l’ho fatta”.
Adesso l’azzurro prenderà una breve pausa, rinunciando al torneo di Barcellona per rimettersi in sesto in vista del 1000 di Madrid. “Spero di arrivare a quell’appuntamento al massimo della condizione. Voglio tornare in campo al 100%”.
Il titolo è sfumato, ma Musetti porta con se da Monte Carlo qualcosa di più profondo: la certezza di essere sulla strada giusta e con la sensazione che, con questo spirito, i grandi traguardi non siano più così lontani.