Magnifico (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Rosso come la fiamma di quel talento che chiedeva soltanto di essere incasellato in una diversa consapevolezza. Rosso come la passione che trasuda dalle tribune estasiate del Ranieri III, dove i tifosi italiani osannanti possono esaltarsi per un altro eroe. La terra delle meraviglie si apre ancora al passaggio di Lorenzo il Magnifico, inchinandosi a una nuova rimonta d`autore contro il diavoletto australiano De Minaur: Musetti è in finale a Montecarlo, la sua prima in un Masters 1000. È
il nono azzurro a conquistarsi la possibilità di alzare la coppa nel Principato, ma solo il quarto capace di avventurarsi fino alla partita per il titolo in un torneo di questa categoria, introdotta nel 1990. Insomma, da qualunque prospettiva la si guardi, quella del Muso è un`impresa da consegnare agli annali, bagnata una volta di più dalle lacrime emozionate della compagna Veronica. Ultima erta da scalare, in un mezzogiorno che si preannuncia di fuoco (orario anticipato per il rischio pioggia) il redivivo Alcaraz, tornato in una settimana al blasone tecnico che gli compete, nonostante mostri ancora qualche pausa. Negli occhi e nel cuore ci dovrà essere il primo precedente tra i due, ad Amburgo 2022, quando Lollo vinse il torneo piegando Carlitos, anche se poi nei tre confronti successivi si è parlato solo spagnolo: «Si tratta di un sacco di tempo fa – ricorda infatti Musetti – e siamo cambiati molto entrambi; quel che ricordo è che fu una finale epica, con tanti alti e bassi, avevo mancato dei match point già nel secondo set, poi ho vinto. Un po` come questa settimana: ora come allora la parte mentale sarà la chiave». Eccolo, Lorenzo il rivoluzionario, uscito si spera definitivamente dagli abiti del giocatore bello ma narciso, senza nerbo nei momenti caldi, per trasformarsi in un lottatore indomito. Contro Demon il primo set è la solita recita da film tragico, ma ancora una volta Muso resta attaccato al match, prima con la testa e poi con le gambe e il gioco, risalendo passo dopo passo approfittando anche della giornata umida che appesantisce il campo e le palle finendo per armare meglio il suo braccio più pesante rispetto all`australiano. Come con Lehecka al 2° turno, vede il rivale approdare a due punti dal match, ma non trema: e nel tie-break decisivo è più lucido e coraggioso. Nuovo corso e nuovi orizzonti: «Per credere in te stesso devi vivere queste partite, stavolta è stata la partita in cui veramente ne sono uscito da giocatore di alto livello, e sono andato a prendermela in un tie-break. È un processo di crescita, di maturazione mia personale, non solo come giocatore, ma come uomo. Ormai sono cinque partecipazioni a Montecarlo, mi sento quasi un veterano. Dopo il 6-1 preso nel primo set ho cercato di ragionare, coach Tartarini dice sempre che non fa differenza, che comunque devi sempre vincere due set. E alla fine questo è stato il mood con cui ho affrontato il match, come era successo nelle partite precedenti». […]
Musetti cresce bene, può volare più in alto (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
Un`altra battaglia vinta dal nostro Lorenzo Musetti regala una nuova grande giornata per il tennis italiano, alle quali sinceramente non vorremmo abituarci mai. Con ampio merito, gli va riconosciuto: anche contro l`australiano De Minaur l`azzurro si è ribellato con forza alla sconfitta, utilizzando la stessa strategia dei turni precedenti. È stata la scelta vincente. D`altronde sui mezzi e sul bagaglio tecnico-fisico del carrarino non c`è mai stato assolutamente il minimo dubbio. È giovane, doveva soltanto capire che ci sono partite nelle quali non riesci a rendere come vorresti, sono quelle sporche e brutte che però devi portare a casa. Facendo fatica, certo, come si è visto durante tutta la settimana, ma rifiutando la resa con ogni mezzo. L`allievo di Simone Tartarini ha queste qualità enormi, riesce sempre di più a sopperire anche a qualche attimo di esitazione del suo braccio, lo ha fatto in tutti questi giorni dimostrando una maturità e una consapevolezza delle proprie risorse che fino a un anno e mezzo fa non aveva o non erano così sviluppate. Segno che la semifinale giocata a Wimbledon e la medaglia di bronzo conquistata all`Olimpiade di Parigi lo hanno reso ancora più forte, e i risultati si vedono. Tanto da arrivare a giocarsi la sua prima finale di un Masters 1000 a soli 23 anni: siamo noi che troppo spesso abbiamo fretta nel giudicare, pensiamo che un atleta di 21 anni abbia già raggiunto il massimo. Invece a quella età e dopo tre anni di circuito maggiore non sono che all`inizio della carriera agonistica, ci vogliono almeno 200 match di alto livello per raggiungere la maturità dal punto di vista fisico.
Solo a quel punto si può pensare di tirare le somme, farlo prima è sempre un`operazione ardita nella quale siamo tutti bravissimi. Lorenzo, come molti altri giocatori, è venuto su con pazienza e adesso ce lo godiamo nella finale anticipata alle 12 per evitare la pioggia. Su un campo umido e con palle lente si affronteranno due animali da terra battuta, profondi conoscitori di tutti i segreti del rosso. Lo spagnolo AIcaraz è chiaramente il favorito, mentre per Lorenzo sarà importante aver recuperato al cento per cento dal punto di vista fisico e mentale dopo tre partite davvero toste. Se ci riuscirà, vedremo qual è a questo punto la distanza che separa l`azzurro dal secondo giocatore del mondo, se invece non avrà recuperato non ci resta che sperare in una bella partita. Comunque vada sarà una domenica importante per i colori azzurri, con Jannik Sinner che può finalmente tornare ad allenarsi insieme al suo staff in un vero circolo affiliato. Nessuno mette in dubbio che sia ancora la punta del nostro movimento, ma questo Musetti può dare davvero una mano sotto tutti i punti di vista, perché oltre a essere un giocatore molto forte e di talento, mostra sempre un tennis di alto livello e pieno di difficoltà. Sono ben pochi in tutto il circuito gli avversari in grado di rivaleggiare con lui da questo punto di vista. Il giorno che Lorenzo riuscirà davvero a caricare la faretra di tutte le frecce che ha già dimostrato di possedere, con l`aggiunta di un servizio finalmente al top – anche dal punto di vista della percentuale di prime palle – a quel punto non ci sarà da festeggiare il meritato ingresso tra i primi 10 della classifica Atp ormai imminente, bensì la permanenza stabile. […]
Muso da Principe (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
Rischia, soffre, ti fa saltare dal seggiolino almeno un paio di volte. Ma, soprattutto, vince. Lorenzo Musetti non muore più nella bellezza: adesso si accende nella lotta sporca, rimontando un set su un campo appesantito dalla pioggia, che in passato ha frenato diversi campioni nel Principato. Ma non Muso, almeno non stavolta. E così, a colpi di rimonte, conquista per la prima volta il posto nella finale di un Masters 1000. La rimonta su Alex de Minaur è maturata in 2 ore e 38 minuti di battaglia vera, conclusasi con lo score di 1-6 6-4 7-6(4). Un avvio a rilento, un secondo set in crescendo, un terzo che sembrava nelle sue mani, poi il blackout e infine il tie-break risolutivo. Musetti non si è fatto mancare nulla. Trascinato da coach Tartarini, dalla compagna Veronica, dal capitano di Davis Volandri e da un gruppo di amici veri. Nel tennis succede: i tornei che partono male – difficile immaginare ciò che sta accadendo dopo il set perso all`esordio con il cinese Bu Yunchaokete – a volte diventano quelli che, se non ti cambiano la carriera, ti svoltano almeno la stagione. Anche ieri, inizio in salita. Nonostante 9 prime su 11 in campo, Musetti incassa subito due break. Ne recupera uno, ma non fa in tempo a ritrovare l`equilibrio che viene travolto 6-1 da un de Minaur spietato nel rubare tempo e nel non dare riferimenti. All`inizio del secondo set inizia a cadere qualche goccia di pioggia, ma non abbastanza da fermare il gioco. Musetti beneficia del campo più lento, de Minaur ha meno occasioni per ferirlo e sullo scambio prolungato non c`è storia, si ristabilisce così la parità. Nel terzo set girandola di break tra terzo e quinto gioco: due per Musetti, uno solo per de Minaur. L’azzurro ha la partita potenzialmente in pugno. Poi, nel decimo, la paura si fa sentire: due super punti del rivale ma anche un gratuito e un doppio fallo sulla palla break del 5-5. Ma questa versione di Lorenzo non si lascia abbattere e nel tie-break risolutivo fa la differenza. Ecco il successo: la prima finale 1000 e il primo torneo in cui si prende due scalpi di giocatori in Top 10. «Cosa mi servirà in finale? Finché non vivo questa situazione non posso scoprirlo, è qualcosa che va provato – le parole di Musetti -. Sono stato paziente nel terzo set, dopo che nel primo set avevo ancora avuto difficoltà ad entrare in ritmo anche per merito di Alex. Quello che sta accadendo è bellissimo. Sono felice di condividere questi momenti con la mia famiglia: qui mi sento a casa». […]
A Muso durissimo (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Dalle sue parti, a Carrara, le prospettive sono due. Occorre decidere a quale ispirarsi. Se volgere lo sguardo verso l`alto, per appenderlo sulle cime dei monti di marmo, o approfittare di quelle vette che stanno poco discoste dal mare, e guardare lontano più che si può. Lorenzo Musetti la scelta l`ha fatta, e se solo potesse, dall`alto delle Apuane, farebbe correre la vista fino all`America, e all`Africa. Al mondo intero. Alla Top Ten che vuole ottenere, e che ormai è vicinissima. Alle altre vittorie che ora sente di poter cogliere, a cominciare da questo Masters di Montecarlo che ha portato sorrisi dove l`altro ieri c`erano lacrime di commozione, e baci e abbracci, e tante pacche sulle spalle, un`infinità. Si sente un diesel, Lorenzo, e lo scrive sullo specchio delle personali riflessioni al termine della semifinale. Comincia piano, talvolta pianissimo, ieri addirittura s`è ritrovato all`inizio del secondo set senza essere riuscito a vincere una sola volta il proprio turno di servizio, poi trova l`aggancio giusto, un rampino dimenticato in qualche precedente scalata, o forse, chissà, l`intervento di qualche prodiga divinità tennistica. E lui si tira su, trova sempre il modo, un giusto appoggio, da autentico artista della sopravvivenza. Non c`è vittoria senza sofferenza, ho scritto dopo i quarti, e più c`è sofferenza più essa apparirà comprensibile a tutti gli italiani. Ne sta facendo il proprio karma. Attitudini che gli serviranno, insieme con il resto. L’aiuto di tutti, da coach Tartarini che lo guida nella scalata recitando lunghi sermoni a base di consigli, alle divinità che lo hanno preso in cura, e che chissà come le chiamano dalle parti del Principauté, ma è certo che conoscono a menadito il nostro sport. E concedono alle prove di Musetti un incentivo quasi mistico. Contro un De Minaur motorizzato, […] serviva rendere maggiormente accidentato il percorso, e d`improvviso ha preso a piovere. Pioggia non prevista, ma in grado di rendere il campo pesante e aumentare le insidie sulle sgommate dell`australiano. Pensate quello che vi pare, ma era esattamente ciò che serviva. Musetti ha maggiore potenza di De Minaur e per quanto quello possa accelerare, prima o poi il varco si apre. Così, Lorenzo ha ribaltato il match, ne ha preso possesso faticosamente, ma si vedeva che la strada imboccata era quella giusta. Terzo cambio tattico da parte di Lorenzo, negli ultimi tre match. Ma lui se lo può permettere… Palle alte sul rovescio contro Berrettini, palle sbirole sul dritto contro Tsitsipas, e catenate contro il povero De Minaur con il servizio a salire fino ai 218 orari. Ma c`è ancora da scalare, l`assalto alla vetta si prospetta ricco d`incognite, per quanto tornino a fiorire ricordi non troppo lontani. C`è Alcaraz che lo attende. Forse il miglior Carlitos della stagione, a proprio agio anche nella tempesta perfetta di pallettoni che gli ha organizzato Davidovich Fokina, spagnolo anche lui, ma di famiglia russa. Alcaraz ha controbattuto con stoccate precise, veementi, e incroci perfetti sui lati del campo. Sul rosso il ragazzo di Murcia si ritrova sempre, e ne aveva bisogno dopo il vano inseguimento al numero uno di Sinner: Musetti sa come prenderlo, ne è già stato capace nel corso di una finale tutt`altro che banale tre anni fa, ad Amburgo, il primo titolo vinto dall`italiano. Le cronache di quel match ricordano che Lollo fece magie, nascose la palla a Carlos […]. Oggi Musetti tiene al guinzaglio i propri estri, ha immagazzinato altri pregi nel proprio tennis, e il saper soffrire è certo il primo che viene alla mente, con il sapiente uso della pazienza che mostra sempre più spesso. È un match che m`incuriosisce, e resto convinto che qualche magia è bene che Musetti si prepari a confezionarla. Alcaraz è avanti 3-1 nei testa a testa. Musetti ha già raggiunto il numero 11. Sarà n. 7 se vince, superando anche lì De Minaur. […] Si gioca alle dodici, oggi. Le divinità amiche di Musetti hanno fatto le cose sin troppo bene scatenando gli elementi, e c`è il rischio che piova oggi e domani. La finale era in programma per le 15, ma forse alle 12 si aprirà un ritaglio utile a mettere in campo il match. Altrimenti potrebbero essere guai. È successo già una volta, nel 1981, finalisti Vilas e Connors. Giocarono 50` appena il lunedì, poi si divisero i punti e il premio, lasciando in bianco l`albo d`oro.
Lorenzo il Magnifico (Stefano Semeraro, La Stampa)
Certi giorni l`avversario non conta, quello che conta è sentire che vai. Che ce la puoi fare, che la strada è giusta anche se Monte-Carlo non è il solito paradiso di sole e azzurro ma una versione tennistica di una classica del nord: pioggia, vento, freddo, cielo grigio negli occhi e fatica nel cuore. Sotto 6-1 per l`ennesima volta in una settimana che rischia di cambiargli la carriera, oltre che la classifica – da ieri è numero 11 del mondo, se oggi la sfangherà anche in finale contro il grande Alcaraz salirà al numero 7 – Lorenzo Musetti ha pensato non a quello che vedeva: Alex De Minaur in versione da vero Demone, mai battuto, mai scoraggiato, capace di rimontargli anche un break che pareva decisivo nel terzo set. Ma a quello che sentiva. A coach Tartarini, «che mi ripete sempre che perdere un set 6-1 o 7-6 è la stessa cosa». Alla sua compagna Veronica, a mamma e papà che lo guardavano patendo come tutto il centrale in tribuna, «perché condividere gioie come queste con la famiglia e gli amici, è bellissimo». Lì ha trovato la forza per dimenticarsi di aver servito per il match sul 5-4, e di recuperare anche un mini-break nel tie-break decisivo, quello che gli ha aperto la porta della finale di Monte-Carlo, la nona in un Masters 1000 dal 1990 (quando è nata la categoria) per un azzurro, la prima per lui. «E’ una favola», ammette il Muso, che per la terza volta ha vinto dopo aver perso 6-1 il primo set (gli era già capitato con Lehecka e con Tsitsipas nei quarti). «Non so come possa accadere, ogni volta tutti mi danno per battuto, e forse un po’ anch`io. Poi invece trovo la forza di stare lì, di rimontare e alzare il livello del mio gioco game dopo game. Oggi forse è stata la partita più bella della mia carriera, perché l`ho vinta da giocatore di alto livello, dopo aver perso una chance nel primo momento in cui mi ero trovato in vantaggio, e giocando un tie-break molto bello». […] Ora tocca ad Alcaraz, in una finale che come dice Lorenzo, è «piena di tanti significati». […] In questo 2025 iniziato con il terzo Slam di Sinner e in cui l`Italia ha portato a casa altri due tornei (a Bucarest e Marrakech), aggiungere il gioiello del Principato sarebbe la dimostrazione che non di solo Jannik vive il nostro tennis. Che il Muso valga quello che abbiamo sempre pensato, ma di cui forse abbiamo a lungo dubitato, forse basta a spiegarlo questa settimana fantastica. «Se dicessi che non sento l`importanza di questa finale direi una bugia troppo grossa – sorride -. E’ tutta la settimana che non sto giocando il mio miglior tennis a inizio delle partite, ma sento anche di aver onorato il tennis su terra battuta. Che a certe cose devi crederci prima che accadano. Come mi sento da numero 11 del mondo? Non ve lo posso dire, perché fino a lunedì non lo sarò ancora. Ma contro Alcaraz gioco per un titolo importante, per l`ingresso nella top-10 che è sempre stato un mio traguardo. E voglio pensare a quello». I precedenti sono 4-1 per lo spagnolo, contando anche un vecchio Challenger a Trieste, Lorenzo però si è preso una finale importante, giocata sulla terra nobile di Amburgo. «Era tre anni fa, tutti e due siamo cambiati molto nel frattempo. Io sono maturato, come tennista e come uomo. Questa è la mia quinta partecipazione a Monte-Carlo, non dico che mi sento un veterano, ma quasi. Ad Amburgo fu una finale epica, un`altalena di punteggio, e se la spuntai fu per merito della tenuta mentale. Spero che anche stavolta vada così». […]
C’è un Carlos in ripresa: se trionfa supera Zverev (Antonio Sepe, Corriere dello Sport)
Fino a pochi giorni fa Carlos Alcaraz non aveva mai vinto neppure un match in carriera nel torneo di Montecarlo; oggi invece sfida Lorenzo Musetti in finale, la sua prima nel Principato. È bastato tornare sulla terra battuta per scacciare via tutti i dubbi dello spagnolo, che ha dato risposte incoraggianti dopo un inizio di stagione altalenante e ha ritrovato la finale di un Masters 1000, che mancava da oltre un anno (Indian Wells 2024). Sicuramente quella vista finora non è la versione migliore di Alcaraz, apparso però in crescendo con l’avanzare del torneo e sempre più incisivo con il dritto. Agguantato il numero 1 della Race, adesso mette nel mirino il secondo posto del ranking ATP: per scavalcare Zverev gli servirà il titolo. Nonostante partisse ampiamente favorito, la semifinale contro il connazionale Alejandro Davidovich Fokina non è stata una formalità. L’ex numero uno al mondo ha infatti sprecato tanto – appena 3 palle break su 19 convertite – e ha avuto bisogno di 2 ore e 10 minuti per imporsi con il punteggio di 7-6 6-4. Pur complicandosi la vita più del necessario, Alcaraz non ha corso veri e propri rischi ed è riuscito a fare suo il derby, raggiungendo la settima finale della carriera a livello Masters 1000. «Dovevo credere che questo momento sarebbe arrivato di nuovo. Le persone non sono pazienti, vogliono che io arrivi in finale in ogni torneo» ha spiegato Carlos.