Giornata inaugurale del Barcelona Open Banc Sabadell, storico torneo catalano che vede al via tre top 10 (e un solo italiano, Arnaldi, sconfitto all’esordio). Vediamo come sono andate le partite della prima giornata.
[4] A. Rublev b. [Q] J. De Jong 6-1 6-3 (di Andrea Binotto)
Andrey Rublev, anno 2015, ATP 500 di Barcellona. Il ragazzo russo, biondino, di 17 anni, supera le qualificazioni da numero 329 al mondo e sconfigge all’esordio nel tabellone principale il navigato idolo di casa Fernando Verdasco, ex top 10 e specialista del mattone tritato. Da quella vittoria, la prima per il moscovita sul rosso nel circuito maggiore, ne è passata di acqua sotto i ponti e dieci anni dopo, nello stesso campo, Andrey torna da numero 8 al mondo e strappa ancora un successo. Jesper De Jong non è riuscito a reggere il ritmo forsennato dell’avversario e, a seguito di un’ora e cinque minuti di gioco, ha ceduto con il punteggio di 6-1 6-3.
Manca quindi ancora l’appuntamento con il primo successo su un top 10 il tennista olandese (ora 0-4), entrato recentemente tra i primi 100 al mondo grazie all’ottima corsa che lo ha portato sino alle semifinali al 250 di Montpellier. Dal lato opposto, il numero 8 ATP conferma l’ottimo feeling con i campi spagnoli dopo il titolo vinto nel 2024 a Madrid. Torna poi a mostrare un buon tennis dopo la cocente sconfitta subita a Montecarlo per mano di Arthur Fils. Con un ottimo rendimento al servizio e ventitré vincenti messi a referto, Rublev stacca il pass per il secondo turno grazie alla centesima affermazione negli ATP 500: un traguardo che, dall’introduzione del format (2009), solo Federer, Djokovic, Ferrer, Nishikori e Zverev erano riusciti a tagliare. Ora, aspetterà il vincente del match tra Alejandro Davidovich Fokina, fresco semifinalista al Principato monegasco, e la leggenda Stan Wawrinka.
IL MATCH – Mostra subito di che pasta è fatto Rublev in avvio di incontro, il primo tra i due nel circuito. Il dritto viaggia che è una meraviglia e De Jong, oltre a qualche sporadica fiammata, non riesce a reggere il ritmo da fondo imposto dal 27enne di Mosca. In pochi istanti la quarta testa di serie sale sul 3-0. Ben presto, grazie al suo costante pressing, i break diventano due. L’olandese rimane comunque sul pezzo, sfrutta qualche gratuito del numero 8 al mondo e si riprende uno dei due servizi lasciati andare in precedenza. Ma il set è oramai compromesso. Il nuovo allievo di Marat Safin torna a incidere con i fondamentali, strappa nuovamente la battuta allo sfidante e dopo venticinque minuti archivia la prima frazione con lo score di 6-1.
Nonostante il leitmotiv non cambi, il 24enne di Haarlem è bravo a resistere alle accelerazioni dell’avversario nel primo frangente del secondo parziale. Il numero 94 ATP prova così a prendere l’iniziativa. Ma il risultato non è quello previsto. Concede qualche errore, dà a Rublev la possibilità di giocarsi in risposta i pressure points e qui, a tutta randa come sempre, il campione del 500 di Doha si intasca un break al quinto gioco. La partita continua in discesa per Andrey, diretto verso il successo come un treno ad alta velocità. Successo che arriva con l’ennesimo break, dopo poco più di un’ora di tennis, per 6-1 6-3.
P. Martinez b. B. Nakashima 7-5 5-7 6-4 (a cura di Christian Attanasio)
Una maratona lunga la bellezza di tre ore e diciotto minuti quella tra lo spagnolo e l’americano con la rivincita presa da Pedro Martinez dopo che proprio contro Brandon Nakashima aveva perso fin qui i due precedenti. Una battaglia iniziata in realtà con un break immediato di Martinez che difende fino al sesto game, salvo poi cedere lui stesso il servizio all’avversario. Un gioco sviluppato male da Nakashima sul 5-5 costa caro al numero 32 al mondo che indirizza il set per Martinez. Lo spagnolo però non trova la stessa costanza sulle palle break e nell’unica occasione guadagnata, la spreca. Come se non bastasse, un atipico break a zero condanna Martinez e porta il match al terzo set. Lo spagnolo comunque sembra più in palla e dopo aver sprecato una chance di break nel primo game, non se lo fa ripetere due volte in quello successivo. Nakashima fatica tantissimo a rientrare in partita, specialmente in risposta nei momenti clou, ed è obbligato ad alzare bandiera bianca dopo quasi 200 minuti di partita.
H. Rune A. Ramos-Vinolas 7-5 6-4
Vittoria in due set per il numero 13 del mondo Holger Rune, nonostante l’ottimo impatto avuto all’inizio del match dal veterano spagnolo (nonché idolo di casa) Alberto Ramos-Vinolas, che ha cominciato con il piede giusto la sfida con il talentuoso tennista danese, portandosi subito in vantaggio di un game. In generale, il primo parziale ha visto arrancare – più del previsto– il numero 13 del mondo, anche se è stato l’equilibrio a regnare sovrano per larghi tratti del set. Copione stravolto alla fine del parziale, quando Rune è riuscito a trovare maggiore continuità e a portare l’inerzia del primo set dalla propria parte (7-5). Più convincenti le trame imbastite dal danese all’inizio del secondo set, quando dopo aver strappato un break all’avversario, Holger è stato bravo ad esprimere solidità e buone giocate. Alla fine, Ramos-Vinolas si è arreso al finalista dell’ultima edizione di Indian Wells, che dopo una fase di appannamento vissuta nella fase centrale del set (si trovava comunque al cospetto di uno specialista sulla terra battuta), si è imposto sul rivale spagnolo con lo score definitivo di 7-5 6-4.
H. Medjedovic b G. Mpetschi Perricard 7-5 7-6 (6) (a cura di Federico Bertelli)
Match che vede prevalere con merito Hamad Medjedovic che ha giocato meglio i momenti chiave. Perricard è stato spesso bravo a opporre un’ottima resistenza, ma nel tie break del secondo set due errori marchiani lo condannano. Nel primo set i primi momenti chiave arrivano nell’ottavo e nel nono gioco. Nell’ottavo gioco Perricard ha le prime (che poi si riveleranno uniche) palle break del match. Ovviamente occasione più unica che rara che sfuma. Nel game successivo, game fiume da 18 punti, (il più lungo del match) nel quale il serbo ha le opportunità per chiudere ma si trova la porta sbarrata. Quando tutto sembra indirizzato per il tie break però game orribile di Perricard che si consegna. 7 MED – PER 5.
Secondo set che comincia ancora più equilibrato del primo che arriva senza particolari scossoni al tie break. Qua si arriva in modo abbastanza regolare sul 5-5, dove Perricard sembra piazzare la zampata decisiva e si guadagna un set point sul proprio servizio. La partita sembra destinata al terzo ma qui accade l’incredibile: prima Perricard cerca di togliersi la tensione di dosso giocando una seconda assurda a oltre 200 Km/h che esce. Doppio fallo e tutto torna in parità. Sul 6-6 poi Medjedovic è tanto bravo quanto Perricard ingenuo (per dire il meno). Puntoe su un punto già fatto per il francese che sbaglia in maniera comica la direzione della volee. Medjedovic ringrazia e non ricambia la cortesia riuscendo a trafiggere in qualche modo il suo francese. Medjedovic a questo punto va a servire per il match e alla prima opportunità con una prima robusta centra il successo in un match estramamente sofferto, come dimostra poi la sua esplosione di gioia a fine match. 7 MED – PER 6.