Ci sono luoghi che sembrano disegnati per il tennis. Il Monte-Carlo Country Club è uno di questi. Un tempio sospeso tra passato e futuro, incastonato tra il blu del Mediterraneo e l’eleganza senza tempo delle terrazze in pietra, dove anche un colpo di rovescio riecheggia con un suono diverso. Qui, tra un’esibizione di classe e un tie-break in bilico, si rinnova ogni anno un rito: l’incontro tra il mondo del tennis e quello di Rolex, partner storico del torneo (partnership confermata per ulteriori 5 anni, come annunciato dal direttore del torneo, David Massey nella conferenza stampa di fine torneo) e ormai voce autorevole nel racconto sportivo.
È in questo contesto che abbiamo incontrato Stéphane Simian, ex numero 41 del mondo e oggi volto istituzionale della maison ginevrina e responsabile delle sponsorizzazioni nel tennis. Un passato da professionista nei ruggenti anni ‘90, un presente in cui la passione per il tennis continua a pulsare sotto nuove vesti. Simian ci accoglie con un sorriso garbato e parole ben ponderate, specchio fedele del marchio che rappresenta.
Inevitabile parlare di Sinner e Alcaraz, i due volti nuovi — e già iconici — della generazione che avanza dominando: “Siamo fieri di avere due ambassador come Carlos e Jannik. Rappresentano perfettamente ciò che Rolex vuole trasmettere: eleganza, dedizione, spirito di eccellenza. E lo fanno con naturalezza, senza forzature”, racconta Simian al direttore Scanagatta, con tono che è più d’orgoglio nell’avere questi due grandi rappresentanti del tennis nella propria scuderia. Poi l’attenzione si sposta su Sinner, che sta ancora vivendo uno stop forzato. “Credo che questo periodo di pausa gli sia servito. Conoscendo il suo team, avrà lavorato sul fisico e sulla programmazione per tornare ancora più forte. Non ho dubbi: continuerà a essere il numero uno, non solo nel ranking ma anche per quello che esprime in campo”, spiega Simian con una sicurezza che solo chi ha calcato quei campi può permettersi.
E infine, sulla rivalità che appassiona il pubblico e accende i palcoscenici del circuito: “La competizione con Alcaraz? Non può che far loro bene. Si spingono a vicenda, si studiano, si migliorano. È il motore che alimenta la grandezza. E noi, da spettatori privilegiati, non possiamo che ringraziarli”.