Si è tenuta venerdì scorso a New York un’udienza per discutere la richiesta da parte della PTPA volta a impedire che l’ATP metta in atto “comunicazioni inappropriate, coercitive o minacciose nei confronti dei denuncianti e dei componenti potenziali della class action”. Nella seduta ha testimoniato il tennista statunitense Reilly Opelka, richiamato per l’occasione da Barcellona, dove dovrebbe esordire questa settimana contro Stefanos Tsitsipas.
Tutto origina dall’azione legale avviata lo scorso 18 marzo con il documento presentato a New York, Londra e Bruxelles e sottoscritto dalla stessa Professional Tennis Players Association e da una dozzina di tennisti. Chiedendo un processo con giuria, il documento di denuncia indica come convenuti ATP, WTA, ITF e ITIA, accusandoli di aver formato un “cartello” cospirando per mantenere bassi i compensi dei giocatori, al contempo togliendo loro ulteriori possibilità di guadagno, e di impedire l’ingresso di nuovi tornei. Si parla di violazione delle norme antitrust, insomma.
La vicenda si era arricchita di un nuovo episodio appena tre giorni dopo, quando l’associazione fondata da Novak Djokovic e Vasek Pospisil si era rivolta a un tribunale newyorchese sostenendo che l’ATP aveva minacciato i giocatori “di conseguenze negative” e “chiedendo ai tennisti di firmare una dichiarazione in cui disconoscono l’azione legale”. Arriviamo quindi all’udienza di venerdì, riportata da Daniel Kaplan per Front Office Sports.
Con poca sorpresa, l’ATP ha negato le accuse. Luben Pampoulov, membro del Board dell’ATP in rappresentanza dei giocatori per l’Europa, oltre che dell’Investment Committee del Tour (e anche socio dell’impresa di investimenti GSV Ventures), ha definito non veritiero il resoconto di Opelka. Tuttavia, l’obiezione dei legali del Tour secondo i quali si tratterebbe di un “sentito dire” è stata respinta dalla giudice Margaret Garnett del Tribunale federale del Distretto Sud di New York. In ogni caso, Pampoulov ha confermato di aver chiesto ai giocatori di sottoscrivere quella dichiarazione durante il torneo di Miami, ma di averla ritirata nel momento in cui la PTPA ha presentato la mozione. A quel punto, solo Ben Shelton aveva firmato.
Passeggiando in bicicletta
Tornando alla testimonianza di Opelka, un tennista lo avrebbe avvicinato lo stesso 18 marzo negli spogliatoi andando a sedersi sulla cyclette accanto a quella su cui stava pedalando. Durante una riunione del Player Council di quel giorno, Gaudenzi gli avrebbe dato istruzioni di mettere in guarda Opelka: se non avesse tolto il proprio nome dalla causa legale, avrebbe perso la pensione e sarebbe stato sommerso da parcelle legali da milioni di dollari. Ci sarebbero state altre due conversazioni con il succitato tennista, del quale Reilly non ha fatto il nome perché teme ritorsioni da parte dell’ATP. Ci permettiamo di rilevare che è un peccato non sapere chi sarebbe andato a “minacciare” Opelka, atleta di 2 metri e 11 per 102 chili, compito che probabilmente non rientra fra le sue mansioni e su incarico di uno che nemmeno è il suo datore di lavoro.
Au contraire
La testimonianza di Pampoulov, presente alla riunione del Council, offre una storia diversa: Gaudenzi non ha mai fatto quella richiesta, anzi, avrebbe lasciato la stanza lasciando che a parlare della causa fosse lo staff dell’ATP. Un presunto ordine dall’alto, i dubbi su chi fosse o meno presente in una certa stanza: ricorda un po’ il film Codice d’onore con Tom Cruise (giovane avvocato della Marina) e Jack Nicholson (il potente e temibile colonnello Jessep). A questo punto è d’obbligo la manleva “ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale”; insomma, non stiamo dicendo che in questa vicenda Gaudenzi è il colonnello Jessep, sia messo agli atti prima che ci faccia contattare da Brad Ruskin. Da chi?
Persona esistente oltre ogni ragionevole dubbio, l’avvocato dell’ATP Brad Ruskin è socio anziano dello studio Proskauer di New York e – si legge nella sua scheda – ha all’attivo successi in cause di alto profilo, tra cui (citiamo non a caso) quelle in materia di antitrust nelle quali la controversia legale mette a rischio la sopravvivenza stessa dell’azienda rappresentata. Ruskin ha definito l’azione legale “una sofisticata campagna di PR” e l’associazione guidata da Gaudenzi ha fatto notare come pochi tennisti l’abbiano pubblicamente appoggiata. Ricordiamo che durante il “media day” del Miami Open alcune tenniste interpellate sull’argomento non erano esattamente informate dell’azione legale: dal “non sono stata interpellata” di Iga Swiatek al “non voglio essere disturbata da questa situazione” di Aryna Sabalenka, passando per Madison Keys, Jessica Pegula, Zheng Qinwen, Amanda Ansimova e Belinda Bencic. Lo stesso vale per Carlos Alcaraz, mentre uno dei firmatari del documento depositato a Londra, Jay Clarke, si è detto “non completamente in linea con il modo in cui il caso è stato affrontato” e ha tolto la propria firma.
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