Tanti temi per Filippo Volandri nell’intervista a La Gazzetta dello Sport. Naturalmente il focus principale è su Jannik Sinner, sempre più vicino al suo rientro in campo dopo la squalifica di tre mesi concordata con la WADA. Impossibile poi non parlare di Lorenzo Musetti, capace di spingersi fino al terzo set della finale del Rolex Monte Carlo Masters contro Carlos Alcaraz. Chiosa finale invece sulla Coppa Davis, a caccia di una tripletta che sarebbe clamorosa.
Come detto, il primo argomento affrontato è naturalmente l’altoatesino: “Intanto faccio una considerazione generale: in 25 anni, le prospettive si sono radicalmente ribaltate. Ai miei tempi, si giocavano più tornei di adesso sul rosso, la maggioranza dei tennisti era cresciuta su quella superficie e dunque si doveva adattare all’avvicinamento al cemento, lavorando specificamente su quello. Oggi è il contrario, è la terra che deve essere preparata, anche perché presenta delle caratteristiche peculiari“.
Volandri offre un’interessante analisi a riguardo: “Intanto, richiede una grande preparazione atletica, non soltanto perché gli scambi sono mediamente più lunghi: la palla rimbalza più alta e quindi richiede una spinta più potente per farla viaggiare a velocità consone. E poi devi controllare le scivolate, perché se è vero che ormai si fanno anche sul veloce, sulla terra costituiscono ancora una delle piattaforme fondamentali su cui costruire la propria tattica“.
“Jannik – prosegue Volandri – è affiancato da un team di primissimo livello che di sicuro avrà individuato i punti tecnici su cui concentrarsi di più. Detto questo, certamente utilizzare di più il servizio a uscire e con il rimbalzo più alto è decisamente funzionale, perché porta lontano dal campo l’avversario già nei colpi di inizio gioco. Picchiare e basta alla battuta sulla terra può non essere produttivo, anche perché la superficie non restituisce tutta la potenza”.
Un tema fondamentale riguarda la condizione fisica: “La sua preparazione atletica è ovviamente traguardata al Roland Garros, torneo faticoso di due settimane con partite lunghe tre set su cinque. Ma io sono convinto che il lavoro fatto durante questa pausa riverbererà i suoi effetti benefici anche a lungo termine: per tante ragioni, dalle Finals alla Davis, Sinner negli ultimi anni non ha mai potuto fare una preparazione invernale completa e questa assenza forzata dai campi gli ha sicuramente permesso di immagazzinare il carburante necessario per essere al top della condizione fisica per le prossime due o tre stagioni“.
Dunque, cosa aspettarci? Volandri fa chiarezza: “La settimana scorsa ero a cena con Vagnozzi, mi ha parlato di un Sinner estremamente motivato, già focalizzato sugli appuntamenti che lo aspettano e mentalmente molto sereno. Ma non dobbiamo dimenticare che per un atleta l’adrenalina della competizione è insostituibile, perché nulla può riprodurre le condizioni della partita: e Jannik al rientro non giocherà da tre mesi. Perciò, anche se ci ha abituato a percorsi da fenomeno, non aspettiamoci subito vittorie in serie: non sarebbe umano. Certamente più partite farà più si avvicinerà alla forma ideale per Parigi“.
Su terra dunque tutti gli occhi saranno su Alcaraz: “Credo di sì, è una superficie che può esaltare la sua capacità di trovare sempre soluzioni diverse. Ma la vittoria di Montecarlo, pur meritatissima, ci ha detto che Carlos soffre ancora di cali di tensione e gli avversari dovranno essere abili a sfruttarli“. A proposito di Montecarlo, su Musetti tante belle parole e una speranza: “Un bel passo avanti, è vero. Lorenzo, lo ha confermato lui stesso, adesso si sporca le mani, non si specchia più nel suo talento e si sta abituando a piacersi anche quando non gioca troppo bene. Ma deve dare continuità a ciò che ha fatto“.