La programmazione del calendario della stagione tennistica sta vivendo una delle fasi più instabili degli ultimi anni e all’interno di un contesto piuttosto precario il caso “Arabia Saudita” (con tutte le polemiche che ne conseguono) rappresenta uno dei temi più delicati per i capi del tennis: perchè si tratta fondamentalmente di un’occasione economica enorme, che però va in qualche modo “giustificata”, cercando di inserirla all’interno di una narrazione credibile o, perlomeno, digeribile.
L’amministratore delegato uscente di ATP, Massimo Calvelli, ha definito la possibilità di organizzare un torneo Masters 1000 in Arabia Saudita come “un’opportunità incredibile”, aggiungendo che l’evento potrebbe debuttare nel 2028.
La scorsa settimana, durante lo ‘Sport Investment Forum’ di Riyad, Calvelli ha rivelato (come riporta thenationalnews.com) di trovarsi nel Regno per discutere della questione con PIF, il Fondo Sovrano dell’Arabia Saudita: un fondo che nel corso degli ultimi anni ha fatto il suo prepotente ingresso nel mondo dello sport in generale e del nostro sport in particolare, costruendo legami e accordo piuttosto solidi con ATP e WTA, come, ad esempio, la sponsorizzazione del ranking dei due circuiti.
L’ATP, inoltre, aveva già varcato i confini arabi già da qualche tempo, con l’assegnazione a Jeddah di un evento prestigioso come le “Next Gen ATP Finals” (2023-2027). Nel febbraio 2024 era stata annunciata una partnership strategica pluriennale proprio tra ATP e PIF, che prevedeva la sponsorship del ranking ATP e di alcuni tra i più importanti tornei del circuito, tra cui Indian Wells, Miami, Madrid, Pechino e le Finals di Torino.
Il circuito femminile ha seguito l’esempio tre mesi dopo, annunciando un proprio accordo con PIF, che è diventato, anche in questo caso, il partner ufficiale del nome del ranking WTA. La notizia è arrivata subito dopo la decisione della WTA di assegnare le Finals di fine stagione a Riyad dal 2024 al 2026.
Sportswashing: si tratta di un termine utilizzato per descrivere la pratica tramite la quale individui, gruppi, corporazioni o governi si avvalgano dello sport per recuperare reputazione compromessa od offuscare condotte illecite. Come forma di propaganda lo sportswashing potrebbe conformarsi mediante eventi sportivi, acquisendo, promuovendo società e rappresentanze sportive o partecipando direttamente alle competizioni in atto. A livello internazionale, si ritiene che lo sportswashing sia stato usato per distogliere l’attenzione da scandali inerenti corruzione ed infrangimento dei diritti umani. A livello locale e corporativo, si configura in tentativi di copertura di atti illeciti o ripristino dell’immagine pubblica di un ente politico e sociale.
Calvelli ha raccontato che i colloqui tra l’ATP e il PIF sono iniziati seriamente nell’estate del 2022 e che i dirigenti del tour sono rimasti completamente affascinati “da una visione”, e non avevamo dubbi.
Le WTA Finals a Riyadh, tra novità e polemiche
“La visione di portare il tennis qui a lungo termine. La visione di rendere il tennis parte del tessuto sociale dell’Arabia Saudita e di superare i confini dello sport, in modo da farlo diventare un punto di riferimento economico e in ogni altra dimensione. Abbiamo di conseguenza cambiato completamente il nostro approccio nei confronti dell’Arabia Saudita” ha spiegato Calvelli.
Il CEO ha dichiarato ufficialmente che le discussioni su un possibile torneo Masters 1000 in Arabia Saudita “stanno andando molto, molto bene” e che il tour è chiaramente “entusiasta” dell’opportunità.
“Da quando sono venuto per la prima volta l’Arabia Saudita – circa due anni e mezzo fa – ad oggi, 50.000 bambini hanno iniziato a giocare a tennis nelle scuole saudite, e questo è qualcosa di cui siamo molto orgogliosi,” ha detto Calvelli.
Che ha poi aggiunto: “La Federazione Saudita di Tennis ha fatto un lavoro straordinario nel promuovere una crescita di questo genere. La partnership con PIF ha rappresentato un incentivo importante, così come quello di portare dei tornei da queste parti: ma al di là di queste mosse la mia sensazione è che in Arabia Saudita possa svilupparsi una passione sincera per il nostro sport. Vogliamo cogliere questa opportunità e proseguire il lavoro, e stiamo valutando se portare qui un evento di alto livello, un Masters 1000, e il giusto orizzonte temporale sembra essere quello del 2028. Sarebbe fondamentale lavorare a questo obiettivo insieme a WTA”.
Calvelli, che si è dimesso dal suo incarico di CEO e che lascerà l’ATP alla fine di giugno per entrare a far parte della società americana di investimenti privati RedBird Capital (il fondo che possiede, ad esempio, la società calcistica A.C. Milan), ha poi parlato dello stato finanziario attuale del tennis e di quanto sarà importante unire i rami commerciali di ATP e WTA: “Il tennis sta vivendo un momento di grande crescita. Se guardate tutti i parametri, tutto quello che stiamo facendo è fantastico. C’è un seguito incredibile. Il valore commerciale in termini di sponsorizzazioni è in crescita, quindi siamo in una posizione molto buona. Ma se guardiamo alle opportunità future, queste risiedono nella riduzione della frammentazione. Il tennis ha attualmente sette diversi organismi di governo che gestiscono lo sport: l’ATP, la WTA, la Federazione Internazionale di Tennis (ITF) e i quattro tornei del Grande Slam. Il primo passo per cercare di ridurre quella frammentazione sarebbe quello di unire le due associazioni, quella maschile e quella femminile. Dovrebbe esserci un’unica entità responsabile della massimizzazione del valore dei diritti di entrambe le associazioni: in questo modo si valorizzerebbe anche il punto di forza del tennis, mettendo uomini e donne sullo stesso palcoscenico, in modo equo, veramente equo”.
Non ci sembra un caso che Calvelli si concentri su questo tipo di tematica e sull’orgoglio della vera o presunta “equità” del mondo del tennis: la sensazione è che le sue parole abbiano lo scopo di addolcire la pillola dello sbarco amaro ma necessario in Arabia Saudita, uno Stato dove i diritti delle donne vengono fortemente limitati.
Calvelli ha infine citato i due accordi stipulati tra PIF (Public Investment Fund dell’Arabia Saudita) e l’ATP e la WTA come esempio emblematico di un’occasione sprecata, visto che ciascun circuito ha negoziato separatamente la propria partnership con il fondo saudita: “Sono stati due processi distinti e questo aspetto ha rallentato e complicato le trattative. Il tennis ha un’opportunità piuttosto unica, ovvero quelladi raccontare storie congiunte tra uomini e donne. È quello che il mondo vuole, è quello che chiedono i fan”.