I poster ufficiali dei tornei sono diventati nel tempo vere e proprie opere d’arte: un terreno fertile dove il tennis dialoga con la creatività visiva, dando voce a culture, identità e poetiche personali degli artisti coinvolti. Due esempi vivissimi di questo connubio tra sport e arte arrivano dal Rio Open 2025 e dal Roland Garros 2025, entrambi capaci di trasformare un evento sportivo in un’esperienza estetica.
Rio Open 2025: quando il tennis si fa cultura visiva
Ogni anno, il torneo brasiliano ha scelto un artista differente per rappresentare l’identità del tennis carioca, con poster che sprizzano colore, ritmo e cultura tropicale. Il poster 2025 celebra proprio questa storia visiva, consolidando il Rio Open come uno dei tornei più attenti al linguaggio dell’arte.
Per l’edizione 2025, il protagonista è Luiz Zerbini, uno degli artisti più affermati della scena contemporanea brasiliana, esponente della Geração 80, movimento che ha segnato il passaggio dalla rigidità concettuale degli anni ’70 all’esplosione cromatica e formale degli anni ’80. Le sue tele giocano con l’astrazione geometrica e le texture naturali rispecchiando l’energia e la tensione dinamica del tennis. Per il Rio Open ha creato un manifesto che presenta un sole giallo fluorescente che fluttua come una palla da tennis sopra il mare. “Volevo mandare una palla forte e profonda con effetto – probabilmente topspin – e correre a rete per chiudere il punto”, ha dichiarato l’artista, riferendosi al movimento del tennis.
La varietà stilistica ha da sempre caratterizzato la realizzazione dei poster del torneo brasiliano: dalla street art al concettualismo, dall’astrazione al realismo simbolico. Il torneo si trasforma così in una piattaforma culturale, dove lo sport diventa pretesto per esplorare temi sociali, estetici, urbani. Tra gli esempi più significativi si possono citare Anna Bella Geiger, figura storica delle arti concettuali brasiliane, che nel 2024 all’età di 90 anni ha ideato un’opera che fonde geopolitica e sport, utilizzando corde di racchetta per tracciare una mappa del mondo, sottolineando la dimensione globale del torneo. Toz (Tomaz Viana) autore nel 2015: icona della street art carioca, mescola graffiti e folklore urbano. Il suo stile, allegro e dinamico, riflette l’anima colorata e popolare della città. Oppure Maxwell Alexandre ideatore della locandina dell’edizione 2022: giovane protagonista dell’arte afro-brasiliana contemporanea, ha realizzato il manifesto usando carta da pacchi, evocando le strade e la marginalità, in dialogo con lo spirito del tennis come disciplina inclusiva.
Roland Garros 2025: il campo da tennis come tavola di fumetto
Per l’edizione 2025, Roland Garros ha affidato la sua 46ª locandina all’illustratore francese Marc-Antoine Mathieu, artista di punta della bande dessinée. La sua creazione rappresenta un campo da tennis visto dall’alto, reinterpretato come una tavola di fumetto composta da dieci vignette. Una metafora grafica elegante ed evocativa, in cui le linee bianche del campo diventano limiti narrativi, invitando lo spettatore a costruire la propria storia: “Normalmente, un manifesto deve essere percepito e compreso immediatamente, deve esserci una forma di efficacia. In questo caso, volevo che contenesse una storia completamente interpretabile da chi lo guarda. Interroga lo sguardo”, ha dichiarato l’autore.
Mathieu ha voluto poi rappresentare il tempo del tennis: dall’alba al tramonto, dal primo all’ultimo game. Il campo diventa racconto, il match diventa trama: “C’è questa idea evidente dello scorrere del tempo, passando da un azzurro cielo a un blu notte, do dei segnali che il tempo è passato. Il campo si è addormentato, forse la partita continua, non si sa davvero… Cosa succede di notte a Roland-Garros quando tutti se ne sono andati? Si possono formulare molte ipotesi, ed è questo che trovo interessante in un’immagine.”
La scelta di una narrazione disegnata, anziché fotografica o astratta, è un tributo alla tradizione grafica francese, e si inserisce nella lunga storia dei poster artistici del Roland Garros. Le affiches ufficiali del torneo parigino hanno una tradizione ormai lunga 45 anni, il loro debutto risale infatti al 1980 per volontà della Federazione francese di tennis che, insieme al French Open Tournament Committee e alla Galerie Lelong & Co., decise di affidare a degli artisti il compito di creare i manifesti della competizione.
Vladimir Velickovic, autore della locandina del 1983 affermò: “cerco prima di tutto di lasciare una cicatrice nella memoria dello spettatore” emblema di come i poster diventino spazi simbolici in cui esprimere l’anima del torneo affinché ogni immagine possa evocare una reazione profonda, capace di andare oltre l’aspetto puramente visivo. In queste opere, l’arte si fa veicolo di emozioni, catturando l’essenza di un evento che non si esaurisce nel risultato sportivo ma nella forza simbolica, emotiva e culturale che riesce a suscitare in chi osserva. Ogni locandina diventa così un atto di memoria, una traccia indelebile che connette il pubblico con la storia del torneo, talvolta provocando riflessioni o stimolando la fantasia.
Jenny Rosmini