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Tyra Grant senza paura: “Mi alleno per diventare numero 1 al mondo”

Americana (per ora) solo di passaporto, ma italianissima di nascita e formazione, Tyra Grant avrà una Wild Card a Roma: "Sono contentissima"

Last updated: 24/04/2025 11:03
By Carlo Galati Published 22/04/2025
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6 Min Read
Tyra Grant (Instagram @tyraa_grant)
Tyra Grant (Instagram @tyraa_grant)

📣 Dal 7 al 18 maggio non perderti neanche un match degli Internazionali BNL d’Italia in diretta streaming solo su NOW

A leggerne le parole, con quell’entusiasmo genuino da teenager che sta solo iniziando a scoprire il mondo del tennis che conta, è difficile non lasciarsi contagiare. Tyra Grant – classe 2008, passaporto americano ma sangue e radici italiane – ha ricevuto la wild card per il tabellone principale degli Internazionali BNL d’Italia. Una notizia che lei stessa definisce “uno shock”, anche se a vederla in campo si capisce che il talento per quel palcoscenico non manca affatto.

“Non me l’aspettavo davvero”, racconta Tyra a Lorenzo Ercoli sulle pagine del Corriere dello Sport, con un sorriso che buca lo schermo. “Mi hanno dato la notizia al rientro da Miami, ero contentissima. E poi non vedo l’ora di andare allo stadio con il mio amico Andrea De Marchi per Lazio-Juve: sono una super tifosa bianconera, sarebbe fantastico vederla all’Olimpico”. Insomma, Roma nel destino, sia con la racchetta che con la sciarpa della Juventus.

Nata a Roma ma cresciuta tra Vigevano e Bordighera, Tyra ha passato ben otto anni al Piatti Tennis Center, dove ha mosso i primi passi importanti accanto a figure del calibro di Riccardo Piatti e, in quei campi, anche a un giovane Jannik Sinner. Papà Tyron, ex cestista con un passato tra Olimpia Milano e Virtus Bologna, la iscrisse da piccolissima con la bandiera statunitense al suo primo torneo internazionale. Da lì, il destino tennistico si è tinto a stelle e strisce, anche se il legame con l’Italia resta forte e viscerale. Con tre Slam junior vinti in doppio, una finale all’Orange Bowl e un best ranking di numero 2 al mondo tra le under 18, Grant è tutt’altro che un volto nuovo per chi mastica tennis giovanile da qualche anno.

Il suo nome comincia a girare con insistenza anche sui nostri media, e lei non si nasconde: “Non voglio sembrare arrogante, ma tra Italia e America ci sono sempre state aspettative su di me. Ho avuto la fortuna di crescere in fretta e sono abituata a stare sotto i riflettori. Anche grazie a wild card che mi hanno fatto giocare in palcoscenici più grandi della mia età. Nei WTA 1000 ho fatto due buone partite, mentre alle qualificazioni dello US Open ero un po’ più tesa. Ma sto vivendo bene tutto questo”.

Il suo cuore è a stelle e strisce, almeno per ora, ma l’anima resta decisamente italiana. “Nessuno è scaramantico come me”, ride. “Mi sento più italiana che americana, sono nata e cresciuta qui. E nel circuito junior ho legato molto con gli azzurri, Andrea De Marchi e Federico Cinà sono due dei miei migliori amici”.

Il viaggio tennistico di Tyra è già ricco di capitoli: dopo gli inizi con Riccardo Piatti (“una persona stupenda, sono arrivata lì a 7 anni e ho condiviso il campo anche con Jannik”), ha provato vari percorsi prima di approdare da Graziano Gavazzi a Casale Monferrato, dove oggi si sente finalmente a casa. “Dopo Piatti avevo fatto delle prove con le accademie di Ferrero e Henin, poi durante l’Orange Bowl ho lavorato con un tecnico americano con cui mi sono trovata molto bene. In America mi hanno aiutata in un momento complicato, in un anno mi hanno portato da numero 600 a numero 2 junior”.

Un breve passaggio a Cannes con Jean-René Lisnard (“voleva un tennis troppo passivo per me”) e poi la svolta con Gavazzi: “Siamo sulla stessa lunghezza d’onda, dentro e fuori dal campo. Ora l’obiettivo è lavorare sulla continuità. Posso giocare bene, ma devo riuscire a rimanere concentrata più a lungo e ridurre gli errori gratuiti. Fisicamente stiamo lavorando proprio in questa direzione, per reggere meglio gli scambi lunghi senza dover per forza forzare per uscirne”.

Il passaggio alla cittadinanza italiana? Ancora in sospeso. “È una questione un po’ strana, ma immagino che i miei agenti stiano parlando con la Federazione. Mia mamma cerca di tenermi fuori da tutto questo per ora, dice che è meglio aspettare che le cose siano ufficiali”.

Con un passato importante già alle spalle – titoli U10, finali internazionali, tre Slam junior in doppio, numero 2 del ranking ITF – Tyra ha le idee chiare anche per il futuro. “Vorrei giocare le qualificazioni degli US Open quest’anno, magari anche quelle di Wimbledon: sarebbe un sogno. E poi voglio vincere una partita in un WTA 1000 per sbloccarmi emotivamente. Ci sono andata vicina contro Siegemund e Grabher, ma spero arrivi tra Madrid e Roma”.

Nel tour, dove le amicizie tra colleghe sono spesso merce rara, Tyra vuole provare a cambiare l’aria. “È vero che nel WTA ci si saluta poco, e questa cosa mi dispiace. Io sono super competitiva, ma alla fine viviamo tutte sui campi e in aeroporto: che senso ha ignorarsi? Quando entrerò stabilmente nel circuito, voglio cercare di costruire legami, non solo di vincere partite”. E i sogni? “Mi imbarazza un po’ dirlo, perché può sembrare presuntuoso… ma io mi alleno per diventare numero 1 del mondo e vincere Slam. Poi vedremo dove arriverò. Ma il sogno è quello, senza vergogna”.


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