Un cambio di marcia quasi inaspettato e la versione migliore di se stesso. O, almeno, degli ultimi due anni. Sì, insomma, Holger Rune ha smesso di navigare in direzione ostinata e contraria e si è ripreso, a suon di risultati e di autodisciplina, i palcoscenici a cui sembrava atavicamente predestinato sin dai suoi esordi nel circuito ATP. Il trionfo in quel di Barcellona, infatti, ha rappresentato l’apice di un percorso cominciato sin dagli albori dell’attuale annata tennistica, quando il The Chosen One danese ha provato a mettere da parte vezzi e atteggiamenti tipici di chi è (troppo) sicuro di sé, tuffandosi, invece, tra le acque impervie del sacrificio e del duro lavoro. Con buona pace dell’Holger che fu (quello della scorsa stagione).
L’attualità, infatti, ci racconta di una Top 10 ritrovata (Holger, attualmente, è numero 9 del mondo e in passato si è spinto fino alla quarta posizione) e di una settimana praticamente perfetta nella città catalana. Del resto, il percorso del nativo di Gentofte durante il prestigioso 500 spagnolo, parla chiaro, chiarissimo. Oltre alla bella e convincente vittoria ottenuta in finale contro Carlos Alcaraz, Rune è riuscito a disinnescare avversari quali il campione uscente Casper Ruud e l’argentino Sebastian Baez. Con quest’ultimo, in particolar modo, il danese – nonostante un’apparente difficoltà nel provare a tenere il ritmo del tennista sudamericano – è stato lesto a gestire in maniera quasi strategica la situazione, mandando fuori giri il buon Sebastian. Il 6-3 6-2 rifilato a Khachanov in semifinale, invece, ha messo definitivamente le cose in chiaro (semmai ce ne fosse stato bisogno).
La vera sfida, adesso, sarà intuire cosa gli riserverà l’immediato futuro. In soldoni, bisognerà capire se la costanza di risultati e la voglia di stupire continueranno a rappresentare le pietre miliari della propria rinascita. Al pari del sostegno di mamma Aneke e di un dritto che diventa sempre più solido di torneo in torneo. Ad oggi, come testimoniato dalle parole espresse nell’immediata conferenza stampa post-finale di Barcellona, il trionfatore di Parigi-Bercy edizione 2022 sembra avere le idee piuttosto chiare al riguardo. Con tanto di rimando ad uno dei suoi idoli di sempre.
“Durante la gara con Alcaraz ho pensato a come Novak Djokovic lo aveva affrontato durante la finale delle Olimpiadi di Parigi l’anno scorso“. Ha spiegato nell’immediato dopogara. “Avevo studiato molto bene i suoi punti di forza e le sue debolezze. La chiave era giocare ad un ritmo che mi permettesse di ridurre al minimo gli errori e costringere lui a prendersi dei rischi“. Non solo. Rune si è detto decisamente soddisfatto anche della settimana nel suo complesso. “Ho giocato in maniera fantastica questa settimana e posso essere orgoglioso di me stesso“.
Dunque, dimentichiamoci delle difficoltà riscontrate nel 2024 e proviamo a riaccogliere a braccia aperte il ritorno – faticoso ma luccicante – di una fenice che forse, in passato, al di là delle apparenze, si è dimostrata più fragile di quel che sembrava. Sconfitte come quella subita contro Yasutaka Uchiyama – all’epoca numero 160 del mondo – all’Open di Hangzhou (sempre nel 2024) hanno ridotto in cenere l’autostima di Holger, ma non ne hanno frenato la rincorsa a quella stella cometa inseguita – come una sorta di Sacro Graal tennistico – da ogni tennista che si rispetti. Si è rimboccato le maniche, Holger. Così è ritornato Rune.