Il WTA 500 di Stoccarda non è un WTA 500 qualsiasi. Da quando è stato spostato dalla collocazione autunnale su cemento a quella primaverile su terra (anno 2009), è progressivamente diventato il “500” più ricco e prestigioso del calendario femminile. Partecipare a un torneo di livello 500 non è obbligatorio per le giocatrici, ma grazie a uno sponsor munifico come la Porsche (che regala anche una autovettura alla vincitrice) quasi tutte le tenniste più forti decidono di prenderne parte, e così ogni anno il tabellone è sempre di livello altissimo.
Qualche numero a conferma: dal 2009 in poi, a Stoccarda la testa di serie numero 8 non è mai stata “peggiore” della numero 15 del ranking, e molto spesso le prime quattro teste di serie del tabellone erano anche le prime quattro giocatrici della classifica WTA. Solo le sorelle Williams non hanno mai partecipato al torneo in collocazione primaverile, per il resto la presenza delle più forti è diventata una costante. Anche quest’anno c’erano le prime quattro del ranking: Sabalenka, Swiatek, Pegula e Gauff. E delle prime otto mancava solo Madison Keys. Eppure, malgrado la partecipazione qualificatissima, alla fine ha prevalso una giocatrice fuori dalle teste di serie: Jelena Ostapenko.
Ostapenko in Germania è riuscita a ripetere l’impresa di Mirra Andreeva a Indian Wells e di Madison Keys agli Australian Open: ha sconfitto nello stesso evento la numero 1 e la numero 2 del ranking vincendo il torneo al termine di una settimana in cui ha offerto il miglior tennis possibile per le sue caratteristiche. Con Keys, Ostpenko ha in comune anche alcuni aspetti tecnici e caratteriali: Madison e Jelena sono infatti due grandi attaccanti che però hanno storicamente sofferto di alti e bassi; quando tutto gira per il verso giusto sono capaci di sconfiggere chiunque, e in quel “chiunque” sono comprese anche le primissime giocatrici del mondo; quando però non sono altrettanto ispirate, sono capaci di perdere da avversarie di rango molto inferiore.
Il rendimento 2025 di Ostapenko è lo specchio di questa incostanza. Jelena in stagione ha affrontato quattro volte Top 10 e ha sempre vinto: contro Sabalenka e Swiatek a Stoccarda, contro Paolini e ancora Swiatek a Doha. In compenso ha perso dalla numero 140 Eala a Miami, dalla numero 62 Uchijima a Dubai, dalla numero 44 Bouzkova a Brisbane o dalla 42 Wang Xinyu a Indian Wells. Lascio da parte l’eliminazione all’Australian Open contro la numero 294 perché stiamo parlando di Belinda Bencic, ancora sottostimata dal ranking dopo il rientro per maternità.
Dopo la finale raggiunta a Doha (sconfitta da Anisimova), in Germania Ostapenko ha offerto un’altra settimana di tennis ad altissimo livello, eliminando in sequenza Yastremska, Navarro, Swiatek, Alexandrova e Sabalenka. E se nella serie di vittorie spiccano i successi contro le prime due teste di serie, non sottovaluterei la semifinale contro Alexandrova (6-4 6-4), visto che la tennista russa era reduce da tre vittorie senza perdere set contro Samsonova, Andreeva e Pegula.
Ma naturalmente le due partite che colpiscono di più sono quelle contro Swiatek e Sabalenka. Il match nei quarti di finale contro Iga ha in un certo senso chiuso il cerchio dei precedenti: sesto successo su sei partite, con però un elemento tecnico nuovo, visto che è stato il primo sulla terra rossa. Il bilancio sulle superfici tra Ostapenko e Swiatek va quindi aggiornato in questo modo: una vittoria (la prima, nel giugno 2019) sull’erba di Birmingham; quattro vittorie tra il 2021 e il 2025 sul cemento (Indian Wells, Dubai, US Open, Doha) e l’ultima, su terra, sabato scorso.
Questo dei testa a testa tra Ostapenko e Swiatek è un dato davvero insolito, per il quale non ricordo precedenti storici simili. Non ricordo cioè una numero 1 del mondo, plurivincitrice Slam come Swiatek, che si ritrova con un head to head così negativo nei confronti di un’avversaria che in carriera vanta un palmarès chiaramente inferiore. Ormai penso si sia creata una situazione in cui gli aspetti tecnici si mischiano a quelli psicologici, per cui quando le giocatrici si trovano una contro l’altra, in campo ci vanno anche i precedenti.
Sicuramente Ostapenko è una delle migliori giocatrici del circuito per quanto riguarda la risposta aggressiva (vedi QUI) e sappiamo che Swiatek soffre chi riesce a mettere a nudo i limiti del suo servizio (vedi QUI). Aggiungerei che Iga contro Jelena tende ad andare in difficoltà anche sulla diagonale dei dritti. Però sorprende che Swiatek non riesca ad approfittare sino in fondo dei vantaggi che sicuramente possiede in altri aspetti del gioco. Innanzitutto copre il campo e si muove infinitamente meglio di Ostapenko; e poi di solito è in grado di punire chi non dispone, come Jelena, di una seconda di servizio solidissima. Eppure a conti fatti il risultato è sempre lo stesso.
Si poteva pensare che il passaggio sulla terra favorisse più Swiatek che Ostapenko. Perché se è vero che Jelena in carriera ha vinto un Roland Garros, è anche vero che non raggiungeva proprio da quella sorprendente vittoria, datata 2017, una finale sul rosso. Swiatek invece è da diversi anni la migliore del circuito su terra (con 4 vittorie a Parigi, 3 a Roma, 2 a Stoccarda e 1 a Madrid). Invece l’esito non è cambiato. Parziale consolazione per Iga: questa volta ha strappato un set a Jelena (6-3, 3-6, 6-2), risultando insieme a Emma Navarro l’unica capace di togliere un set a Ostapenko nel torneo tedesco. Chissà che a breve non ci sia un settimo confronto, visto che il sorteggio del prossimo 1000 di Madrid le ha collocate nello stesso settore di tabellone; potrebbero affrontarsi a livello di quarto turno.
a pagina 2: La finale con Sabalenka e le prestazioni di Paolini