Chi invece era in assoluto vantaggio nei confronti diretti con Ostapenko era Aryna Sabalenka: 3 vittorie a zero. Per curiosità dopo la finale sono andato a vedere le quote delle agenzie di scommesse: Aryna era favorita da tutte, da nettamente a molto nettamente (perfino 1,20 contro 3,90). Invece la partita reale ha raccontato tutta un’altra storia. Pronti, via, e subito Sabalenka ha perso il servizio di apertura di match. Da quel momento ha sempre dovuto inseguire e appena sembrava essere riuscita a rimettersi in linea di galleggiamento (break per il 4-4 primo set) ha di nuovo perso la battuta, e poi anche il primo set per 6-4.
Da quel momento abbiamo assistito a un monologo di Ostapenko. Da notare che l’unico game vinto da Sabalenka nel secondo set è stato in risposta: in pratica Aryna ha perso per cinque volte consecutive la battuta, a dimostrazione che nemmeno lei è riuscita a disinnescare l’eccezionale aggressività ed efficacia del secondo colpo di Jelena. A questo aggiungerei anche una certa difficoltà a rimanere lucida sul piano tattico. Per esempio nel secondo set Ostapenko ha cominciato a ottenere molti punti sulla propria battuta servendo al centro. Malgrado questo, Aryna non ha spostato la sua posizione di attesa, in modo da coprire di più le parabole verso la T centrale; di conseguenza sono continuati i tanti vincenti su quella traiettoria.
E così, arrivata in finale senza perdere set (anche se favorita dal bye al primo turno e dal forfait di Potapova al secondo), Sabalenka ancora una volta nel match decisivo ha dato la sensazione di faticare a esprimersi al meglio. Sottolineo che anche a Indian Wells era arrivata in finale con un percorso netto e poi aveva finito per perdere contro Andreeva; mentre all’Australian Open era arrivata in finale con un bilancio molto simile (12 set vinti, 1 perso), eppure, al dunque, a prevalere era stata Madison Keys.
Grandi meriti vanno riconosciuti alle sue avversarie, però la mia sensazione è che Aryna non abbia ancora del tutto superato quei problemi di gestione dello stress che la affliggono nei frangenti più importanti. Ricordo che a inizio carriera regolarmente deludeva negli Slam, con risultati inferiori alle aspettative. Oggi è di certo salita di livello e nei Major arriva sempre in fondo, ma nelle occasioni più importanti ancora fatica a esprimersi con la stessa sicurezza che dimostra nei match di routine.
Nel 2025 è stata senza dubbio la tennista più continua ai vertici, con un bilancio di 25 match vinti e solo 5 persi. Però su 5 finali ne ha vinte 2 (contro Polina Kudermetova e Pegula) e perse 3 (contro Keys, Andreeva e Ostapenko). Avesse avuto più killer instinct staremmo parlando di una stagione dominata. Particolarmente negativo, poi, il dato delle finali in carriera a Stoccarda: ne ha perse 4 su 4 (2021 contro Barty, 2022 e 2023 contro Swiatek, 2025 contro Ostapenko). Come lei stessa ha detto, per possedere una Porsche sembra proprio che dovrà comprarsela con i suoi guadagni.
Per chiudere con il torneo di Stoccarda, è doveroso ricordare la quarta semifinalista del torneo: Jasmine Paolini. Direi che nell’impegno in Germania per la prima volta abbiamo rivisto la Paolini dello scorso anno, quella capace di raggiungere la Top 10 e due finali Slam. Difficile dire se questo recupero sia dovuto alla novità del coach, al cambio di superficie, o se finalmente sia riuscita ad assorbire il contraccolpo mentale legato all’aumento di aspettative. Sia come sia, Jasmine ha regolato con una certa sicurezza le avversarie di casa avute in sorte nei primi turni (6-2 6-1 a Lys e 6-1 7-5 a Niemeier), e poi è tornata a sconfiggere una Top 10 come Coco Gauff (6-4 6-3). Certo, poi ha perso in semifinale contro Sabalenka (7-5 6-4), ma la partita è stata per molti tratti equilibrata; del tutto diversa rispetto al 6-2, 6-2 subìto a Miami qualche settimana fa contro la stessa Sabalenka.
Provo a dare la mia interpretazione sulle differenze tra la Paolini di Stoccarda e quella del più recente passato. Rispetto alle uscite sul cemento abbiamo rivisto una giocatrice capace di trovare un migliore equilibrio tra le fasi di contenimento e quelle di aggressività. Nei mesi scorsi Jasmine sembrava subire troppo quando si difendeva oppure, all’opposto, diventare precipitosa quando decideva di attaccare (finendo per commettere molti errori). A volte avevo l’impressione che certe scelte nello scambio fossero prese a priori, addirittura prima che si giocasse il punto, sulla base di sensazioni emotive che quasi prescindevano dalla logica tecnica della partita. Cedere campo, o al contrario cercare soluzioni troppo aggressive: fasi altalenanti specchio di incertezza e insoddisfazione tecnica e agonistica.
Invece in Germania Jasmine mi è sembrata molto lucida, e quasi sempre il braccio ha eseguito con precisione quello che decideva la mente, con efficacia e coerenza. Poi perdere contro Sabalenka ci sta, anche perché la “cilindrata” di base delle due giocatrici non è la stessa; però al contrario vincere contro Gauff, riuscendo ad approfittare di certi storici limiti di Coco, non va sottovalutato. Vedremo se Paolini riuscirà a mantenersi su questi livelli anche a Madrid.